di Devana figlia di Liliana

Non è un fenomeno mitologico e leggendario la nascita da una vergine (questo il significato letterale della parola parthénos-genesis), di cui si sono impossessate tutte le religioni patriarcali per legittimare un messia o un maestro nato “senza macchia”, ovvero nato da una donna che non aveva avuto contatto sessuale con un uomo (la “macchia” in questo caso è naturalmente solo della donna!). Viceversa è un fatto biologicamente possibile. Quando mi fu regalato un libretto dal brutale titolo “Partenogenesi oggi”, scritto dalla tedesca Marianne Wex e edito da Lilaurora nel 2003, mi si aprì improvvisamente una finestra su tante intuizioni e voci interiori che fino ad allora avevo tenuto dentro di me.

La partenogenesi giustificherebbe l’ultima voce interiore che mi è giunta in pieno “lockdown covid” nell’aprile 2020, la quale mi informava che <il corpo dell’androgine perfetta nell’Unità, prima della dualità, non è un corpo misto di maschio e femmina come si ritiene normalmente, bensì è esclusivamente il corpo della donna. Il corpo della donna è già dotato di un apparato sessuale completo come quello maschile: ha le gonadi ovaie-testicoli e ha il pene-clitoris. Il pene è una clitoris molto sviluppata. In più la donna ha l’utero. Quindi il corpo femminile è già l’androgine perfetta e nella frequenza dell’Unità esistono solo corpi femminili. Quando si entra nella dualità, supportata e garantita dalla modalità vittima-carnefice, una parte dei nascituri rinuncia all’utero per poter avere il pene, ossia una clitoris fortemente sviluppata come strumento di INVASIONE per esercitare il potere del carnefice e invadere l’altra parte dei nascituri, ossia i corpi che restano femminili e esercitano il ruolo di vittime, di creature invase.

<Questo è il motivo per cui il corpo della donna è già perfetto. Si rende inutile pertanto parlare di armonizzazione tra maschile e femminile poiché la donna ha già attive e presenti in sé entrambe le energie. Ecco perché la donna risvegliata, che vive nella frequenza Unitaria e non ha più bisogno di sperimentare la modalità duale della sopraffazione, spesso non accetta più il contatto sessuale con l’uomo. Ella è già completa e armonizzata in se stessa. Ha risvegliate in sé tutte le sue componenti sessuali e non necessita che  qualcuno venga a “completarla” dall’esterno>.

Questo mi disse la voce. Prima di scriverlo però volli riprendere in mano il fatidico libretto sulla partenogenesi di cui riporto alcuni estratti a conferma di quanto mi ha suggerito la voce interiore.

Scrive dunque Marianne Wex: <l’embrione umano si sviluppa nei primi tre mesi secondo il piano di costruzione di un essere femminile. Successivamente, in uno sviluppo genetico a determinazione maschile, le ghiandole sessuali si abbassano nella parte inferiore del ventre e diventano testicoli. Lo sviluppo dei seni rimane allo stadio iniziale con i capezzoli e non si forma l’utero. La maggior parte dei trattati non menziona la prostata femminile, della quale esiste tuttavia una conoscenza storica già dal 1600. Nell’embrione umano la prostata è costruita in modo quasi identico nei due sessi. Molte donne al culmine del piacere hanno una emissione di liquido proveniente dall’uretra, che contiene un’alta concentrazione di fosfatasi acida della prostata>.

Uno dei modi in cui può avere inizio la gravidanza partenogenetica, ovvero non fecondata, è la vibrazione elettromagnetica della clitoris, che potrebbe stimolare il processo di divisione di un ovulo maturo. Vibrazione che può essere ottenuta manualmente o tramite luce-raggi ultravioletti.

In alcune donne la clitoris è molto sviluppata. In tempi antichi era maggiormente diffusa e veniva asportata chirurgicamente per consentire il rapporto eterosessuale. Ma le regole patriarcali che volevano la donna fragile ed eterea imposero che la clitoris fosse piccola e fragile (per rispecchiare la debolezza femminile). Quindi da una necessità fisica la chirurgia è passata a una necessità estetica… per poter essere accettata come donna in un mondo androcentrico, che prevede il membro maschile “grosso” mentre la clitoris piccola e delicata, come i poveri piedini martoriati dalla pratica di ripiegamento delle dita delle donne cinesi.

Secondo Marianne Wex è proprio la possibilità della donna di concepire partenogeneticamente attraverso la vibrazione della clitoris, che sta alla base della barbara pratica patriarcale della sua amputazione ancora oggi praticata in moltissimi paesi e che priva le ragazze proprio dell’organo del piacere. Secondo la “Dottrina segreta” di Helena Blavatsky l’umanità agli albori era tutta ermafrodita. L’ermafrodita è una donna con la clitoris molto sviluppata. Quindi inizialmente l’umanità era prevalentemente femminile e si riproduceva senza sperma.

Scrive Parvani Lorenzon nella sua recensione al libro di Marguerite Rigoglioso “Partenogenesi, la nascita divina” <La parola Parthénos significa “vergine, fanciulla ma anche autogenesi” ed era normalmente riservato alle Dee Creatrici che creano se stesse dal Nulla / Tutto. Nascosta all’interno dei miti, questa capacità delle donne è stata sepolta sotto il “giogo del Patriarcato” che ha spodestato le antiche Dee, depredando, violentando e usurpando il naturale e congenito Potere Creatore delle donne. Marguerite Rigoglioso esplora “il culto della nascita divina” o “immacolata concezione” che, nel mondo antico, risulta essere stato di pubblico dominio. Nella partenogenesi originale, pura, rientrava “una classe di vergini i cui sacri riti riproduttivi avevano lo scopo d’indurre una miosi spontanea degli ovuli, attraverso la quale la madre “replicava se stessa”. La sacra figlia, nata in modo tanto eccezionale, sarebbe stata vista come una manifestazione terrena della Grande Dea. Mentre la madre, avendo dato alla luce una creatura simile, avrebbe ottenuto uno status divino, avendo generato come la Dea Originale. Madre e Figlia (Demetra e Persefone) erano quindi “le Due gemelle”. Nella fase di transizione al Patriarcato, la partenogenesi pura modificò lentamente i suoi obiettivi, permettendo la “nascita di un figlio divino” che testimonia “il miracolo del femminile che contiene il maschile”. La sacerdotessa era ora in grado di generare una creatura “diversa da se stessa”, ancora senza nessuna fecondazione maschile. La tradizione racconta che il “figlio divino” era però destinato ad una morte rituale a beneficio dell’umanità. Quando il Patriarcato trionfò, la relazione tra le divinità maschili e femminili cominciò ad essere interpretata come sessuale. Così anche le sacerdotesse furono invitate o costrette a unirsi al Dio, spesso incarnato in un uomo reale. In questo caso il Dio possedeva l’uomo / Sovrano / sacerdote. E la partenogenesi è stata relegata nella superstizione e sostituita dal Matrimonio Sacro>.

Riprendendo la trattazione di Marianne, le nascite unisessuali creano solo femmine, con pacchetto genetico ereditario composto da due cromosomi XX, ossia a quattro filamenti e questo è un presupposto di buona salute equilibrio e capacità rigenerativa poiché se uno dei 4 filamenti di un cromosoma si “rovinasse”, ci sarebbe a disposizione un altro cromosoma a 4 filamenti. Mentre i maschi, il cosiddetto “sesso forte”, hanno un solo cromosoma X ossia a 4 filamenti  e uno a 3, con un filamento in meno, detto Y. Il che rende geneticamente i corpi maschili più fragili e meno protetti.

Marianne spiega nel suo libro che i feti partenogenetici sono considerati dalla scienza ufficiale delle cisti dermoidi o “teratomi”, hanno origine da ovuli venuti a maturazione con i 46 cromosomi XX delle femmine e vengono asportati chirurgicamente. Ma se fosse loro permesso di svilupparsi normalmente darebbero origine a delle bambine integre e complete nate per via partenogenetica. La scienza ufficiale non considera la possibilità e non ne discute nemmeno. <La trasmissione del sapere – scrive Marianne – è una questione di potere su base politica>.

Ovvero il patriarcato crollerebbe se la possibilità delle donne di creare la vita senza fecondazione maschile divenisse un fatto riconosciuto, giacché il patriarcato è mantenuto in piedi dal “ruolo centrale dello sperma” e di conseguenza uno sviluppo fetale che avviene in un corpo di vergine non può che essere trattato come una malattia.

Lo sviluppo dell’embrione partenogenetico era favorito da una alimentazione molto alcalina, consumo di vegetali freschi e crudi, vita libera da stress, movimento, sole e aria pura. Al contrario alimentazione acida, mancanza di movimento e soprattutto tensione e paura bloccano la creatività e isteriliscono le femmine, non solo umane.

Vi sono popoli nativi, racconta ancora Marianne, che riconoscono la riproduzione bisessuale come un fatto recente, ma attribuiscono la vera origine della vita alla Madre Sole: il sole e il fuoco sono sempre collegate alla nascita partenogenetica nativa. Col passaggio al dominio patriarcale la partenogenesi è stata occultata o bloccata impedendo in vari modi alle fanciulle che entravano nella pubertà di svilupparla. Presso alcuni popoli queste fanciulle vengono rinchiuse in capanne o grotte o a volte addirittura in gabbie, nell’oscurità, senza cibo fresco e senza potersi scaldare né vedere il sole per un periodo che andava da 40 giorni a un intero anno. Potevano uscire solo di notte e quando terminava la segregazione venivano velate, mascherate, in modo che il sole non arrivasse più alla loro pelle. Questo creò il legame secondario della donna con la luna.

<Scopo di questi interventi – chiarisce Marianne – è INDEBOLIRE LA DONNA PRIMA DELLA SUA ETÀ FECONDA così da rendere improbabile o impossibile una gravidanza partenogenetica>. Durante l’inquisizione poi le fanciulle che rimanevano gravide e giuravano di non aver avuto contatti con un uomo venivano giudicate streghe e trattate come sappiamo. Più tardi vennero considerate malate di mente e rinchiuse in cliniche per malattie nervose o manicomi. Per il patriarcato (non per gli uomini si badi bene) la possibilità che una donna realizzi pienamente il suo potenziale creativo costituisce una minaccia.

<La partenogenesi – conclude Marianne nel suo mirabile lavoro – nella storia dell’umanità simboleggia la donna come energia vitale, come coscienza cosmica unitaria che si manifesta da se stessa>. Tutto questo, nell’ottica duale, si corrompe nella credenza che esista un sesso superiore e uno inferiore che deve obbedirgli.

Fonti Marianne Wex “Partenogenesi Oggi”, ed Lilaurora 2003

Parvani Lorenzon, Partenogenesi – La nascita divina, articolo sul sito Le danzatrici di Iside, aprile 2020

crediti immagini da internet http://www.meteoweb.eu/2015/12/archeologia-tempio-di-agrigento-celebra-la-riunione-tra-demetra-e-persefone/601162/