Conobbi la vera storia della strega di Hansel e Gretel quando mi fu prestato “casualmente” il libro “Fiabe del sottosuolo” di Giuseppe Sermonti (Rusconi ed. 1989). Lo lessi tutto d’un fiato e rimasi senza parole quando arrivai all’ultimo capitolo di cui vi propongo un estratto.

Nel disegno di Manuela Biave la mia versione della fiaba dove la strega recupera il suo vero volto di pasticcera
Katharina Schraderin era una pasticcera di 35 anni, tedesca. Nacque nel 1618 a Wernigerode. Settima figlia di un pasticcere. Divenne poi a sua volta pasticcera presso un abate e venditrice ambulante di focacce. Nel 1647 all’improvviso scomparve dal mondo e si trasferì in una casetta solitaria sull’Engelsberg per lavorare esclusivamente per l’imperatore. Chi scoprì le sue tracce fu un ricercatore contemporaneo, il professor Georg Ossegg, convinto che le fiabe avessero un fondo di verità storica. Ossegg visitò molti “boschi della strega” tedeschi finché non ne trovò uno che secondo lui era quello “giusto”: si trovava in Baviera presso il villaggio di Anschaffenburg. In quel particolare “bosco della strega”, il professore scoprì i resti di una capanna: le fondamenta di pietra di una casetta monolocale di argilla con i resti di quattro forni al suo esterno. In uno di questi rinvenne uno scheletro carbonizzato che fu riconosciuto per quello di una donna. Accanto al forno, Ossegg rinvenne una cassettina con resti di una focaccia, strumenti da pasticcere e un foglietto con la ricetta di un dolce preparato con il bicarbonato d’ammonio. Tali resti analizzati risalivano allo stesso periodo in cui visse Katharina.
Qualche anno più tardi il professore scoprì, nell’ archivio comunale di Wernigerode (luogo di nascita della donna), un foglietto scritto a mano e datato 1651, che riportava la seguente scritta: maximamente autentica et sommamente accurata descrizione de lo interrogatorio con terribilissimo suplicio della Katharina Schraderin nomata la Strega Pastizzera.
Negli atti del processo rinvenuti, Katharina era stata denunciata con l’accusa di usare i suoi dolciumi per attirare esseri umani nella sua casetta e mangiarseli. I malcapitati, secondo gli atti del processo, venivano attratti dalla capanna col tetto di marzapane e le finestre di zucchero. Poi venivano dalla “strega” imprigionati, ingrassati e in seguito cotti nei forni e mangiati. Ovviamente i giudici torturarono Katharina più e più volte per estorcerle questa confessione.
Chi la denunciò, fu un pasticcere di Norimberga che voleva la ricetta per la preparazione del bicarbonato d’ammonio. Il bicarbonato d’ammonio era stato scoperto da Katharina: rendeva i dolci leggeri e voluminosi (il bicarbonato è un lievito inorganico, ancora oggi ottimo sostituto del lievito di birra). Poiché il pasticcere aveva tentato di sposarla per raggiungere il risultato con le buone, ma era stato rifiutato, pensò bene di denunciarla come strega. Una volta tolta di mezzo, lui avrebbe potuto frugare nella di lei capanna per trovare ciò che cercava.
Ma Katharina non confessò (forse fu l’unica donna a resistere al dolore delle slogature) e dopo diversi mesi fu rimandata a casa. Fallito il tentativo di togliere di mezzo Katharina, il pasticcere ladro si recò nella sua capanna insieme alla sorella per ottenere in altro modo il suo scopo. I due assalirono e uccisero la povera pasticcera e poi la buttarono nel forno per sbarazzarsi del corpo. I loro nomi? Hans Mettler il fratello, 37 anni, e Greta la sorella, 34.
I fratelli Grimm qualche centinaio d’anni più tardi giravano le campagne tedesche in cerca di materiale per le loro fiabe. Scrisse Jacob Grimm al fratello: Questa storia dei due fratelli mi pare troppo violenta per trovar posto nella nostra raccolta. Che fare? Se solo la giovane strega fosse una brutta vecchia con la gobba, su cui magari stesse appollaiato un corvo o un gatto, il tutto potrebbe sortire un effetto altamente istruttivo ed edificante.
E così nacque la fiaba che ormai avrete riconosciuto: Hänsel e Gretel. I due fratellini che si perdono nel bosco, trovano la casetta di marzapane abitata dalla strega che li imprigiona per mangiarseli e finisce bruciata nel forno ad opera della piccola Gretel. Quante volte ci è stata raccontata? Quante “malvage streghe delle fiabe” furono donne comuni finite nelle tenaglie dell’inquisizione per motivi come quelli letti sopra e nel corso di tutto il libro? Quante volte senza rendercene conto abbiamo bruciato la povera innocente Katharina e tante altre come lei?

Il disegno di Hosemann ripropone l’immagine stereotipa della strega nel forno
E soprattutto PER QUANTI ANNI CI E’ STATO FATTO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO OGNI VOLTA CHE CI VENIVA RACCONTATA UNA FIABA?
Provate a pensare: in quasi tutte le fiabe della nostra tradizione occidentale c’è una strega o una matrigna cattiva con poteri magici.
I Grimm, compiacenti mestieranti al soldo del potere, hanno prodotto streghe malvagie in abbondanza , le quali hanno creato nella nostra mente, attraverso una capillare programmazione subliminale operata nell’infanzia, l’immagine delle vecchie cattive che cercano di uccidere i bambini per invidia, gelosia, o pura cattiveria. In questo modo le streghe sono sopravvissute continuando ad essere responsabili delle catastrofi e delle malvagità senza soluzione di continuità.
Dall’inizio dell’800 ad oggi – e chissà per quanto tempo ancora, finché queste fiabe continueranno ad essere raccontate – donne che avevano la sola colpa di essere geniali, creative e indipendenti, continuano ad essere le streghe cattive, in pieno XXI secolo, perpetrando la strage delle innocenti.
E i roghi continuano.
Così i veri colpevoli di un omicidio sono stati trasformati nei due teneri bambini persi nel bosco, mentre la innocente pasticcera vittima dei loro loschi complotti è diventata la malvagia strega che li vuole mangiare.
L’unica cosa rimasta fedele alla realtà è la donna nel forno … il rogo, ancora e ancora anche nelle fiabe, anche nei giochi.
Presi dal profondo del cuore la risoluzione di riscrivere i racconti in versione matrifocale, senza streghe né matrigne cattive. Ad oggi ho scritto “Cinerina”, “Cantaneve”, “Rosaura”, “Fiordipepe” (che sarebbe raperonzolo), “Unghiolina” e “Anselmo e Griselda”, la mia versione di Hansel e Gretel. In un secondo tempo ho riscritto la mia versione di “La regina delle nevi”, “La fata Piumetta”, “Gli undici cigni selvatici” e “I tre omini del bosco”. Tutte le fiabe sono gratuitamente scaricabili da questo stesso sito in forma di libri: I racconti del risveglio vol. I e II. Gli stupendi disegni sono di Manuela Biave, artista e sorella spirituale.
ascolta la versione audioletta per me da Stea qua
CC Devana 2016
Loredana
Sono in pieno accordo con te.
Odio quelle orribili fiabe, le peggiori Hansel e Gretel e Pollicino….non le avrei mai raccontate ai miei nipoti…se non più grandicelli.
Eppure Devana cara, il primo ricordo della mia vita : mi rivedo nella culla ( era proprio quella, con i lati di stoffa intrecciati) e avevo al mio lato una vecchia minacciosa e terrifica. Sogno o immagine simbolica?
Grazie
info@devanavision.it
Credo fosse una memoria cellulare o una proiezione della memoria collettiva che crea un orizzonte di attesa al quale è difficile sottrarsi