L’elemento pietra e le sue cerimonie

Quando ci si pone all’interno di un cerchio di pietre o lo si percorre dall’esterno fermandosi a salutare ogni pietra, ci si riconnette automaticamente con la nostra origine. Alla pari dei luoghi d’acqua, i cerchi di pietre sono i più antichi luoghi di preghiera sulla terra. Ancora nessuna certezza riguardo a chi li abbia costruiti e perché. Le datazioni al carbonio funzionano solo per la materia organica: nulla dicono né sul momento in cui i cerchi furono creati né sulle loro funzioni. Ma non importa. Perché quando si sta in un cerchio di pietre si entra immediatamente in un’altra dimensione, sintonizzata con una frequenza sacra e arcana. Il cerchio è la figura Madre, è l’origine senza gerarchie, è la modalità dell’uguaglianza. E’ l’eterno ritorno. Tutte queste memorie sono impresse nelle nostre cellule. Porsi in ascolto e meditazione al centro di un cerchio le risveglia, risveglia il nostro senso di appartenenza e di sacralità.

I nostri antenati, che fossero terrestri o extraterrestri come sostengono alcune teorie, che fossero più o meno evoluti di noi (personalmente ritengo che lo fossero di più: chi era in grado di movimentare e direzionare megaliti lungo allineamenti astronomici con tale precisione, non poteva essere una specie di scimmione come vogliono farci credere le teorie evoluzioniste; in verità sono convinta che siamo noi ad aver perso il sapere!) sapevano (appunto) che le pietre sono ricetrasmittenti come l’acqua. Spesso nei siti sacri si trovano entrambe: pietra e acqua. In alcuni luoghi sacri l’acqua non è fisicamente più presente perché si è prosciugata, come in certi templi egizi o peruani o nel cosiddetto “viale dei morti” di Teotihuacan in Messico – una serie di cinque piscine allineate che conducono dalla piramide di Quetzalcoatl alle piramidi del Sole e della Luna – o ancora nella cosiddetta “piazza del mercato” di Chichen Itzà, Yucatan, che era una piscina. Eppure anche lì la memoria dell’acqua e la sua funzione sono rimaste.

Cerco gli stone circles ovunque ne possa trovare, specialmente quelli nascosti in luoghi selvaggi dove non c’è un ticket d’ingresso da pagare e una guida da seguire, come quello che mi costò tre ore di ricerca in mezzo alla brughiera del Dartmoor. Quando ne trovo uno, prima giro intorno tre volte in senso orario salutando ogni monolito e poi entro da est e stando rivolta a ovest giungo le mani e mi metto in ascolto. Dopo anni di pratica i messaggi giungono immediatamente. Una chiara voce che mi parla nella testa con parole gentili e mi racconta ciò che avvenne e perché. Naturalmente nulla che si possa trovare su qualche libro o che gli archeologi approverebbero. I luoghi di culto megalitici sono sopravvissuti alle catastrofi naturali e a quelle provocate dall’uomo. La pietra è eterna e dotata di memoria. Il più resistente archivio che ci sia.

Le tor sono torri di pietre tonde, appiattite una sull’altra. A volta sembra che siano state spostate e posizionate da un gigante. A volte, invece, è molto chiaro che si tratta di un unico grande monolito eroso orizzontalmente dal tempo. Qualunque sia la sua origine, le tor rimangono comunque punti magici dove contattare la forza e la potenza selvaggia degli elementi poiché sorgono o si formano sempre in aree molto battute dal vento, come si può vedere dai rigonfiamenti della mia giacca a vento nella foto. Il cammino per arrivare a una tor è già di per sé un cammino meditativo, sole con se stesse e con il vento. Quando infine si arriva in cima e lo sguardo può spaziare intorno a 360° sulla brughiera piena di erica fiorita, la mente si placa e le percezioni si ampliano per sentire la forte presenza degli Spiriti del luogo. Gli Spiriti della natura chiedono di poter comunicare con noi e lo fanno meglio se non ci sono distrazioni intorno: altre persone, altri suoni, strade o segni della civiltà. Offrite alla tor una presa di tabacco o di erbe secche profumate e permettete alle pietre e ai loro Spiriti di risvegliare nella vostra memoria cellulare ciò che siete pronte per comprendere.

Non occorre andare per forza all’estero per trovare monoliti e siti sacri dove la pietra ancora trasmette la sua memoria. In Valtellina, nell’alta Lombardia, il Megalito di Grosio come una meravigliosa balena di pietra giace su un fianco mostrando emozionanti petroglifi. Chi vive al centro può andare sull’Amiata in Toscana alla “scogliera” che si raggiunge da Abbadia San Salvatore (Siena), chi vive al sud può andare ai megaliti di Nardodipace (Vibo Valentia) in Calabria o a quelli di Argimusco, sui monti Nebrodi in Sicilia. Una volta in presenza di queste antiche pietre toglietevi le scarpe e le calze e posate le piante dei piedi nudi sulla superficie, connettendovi con la sacralità di queste pietre maestre. Anche lungo il Cammino dei Druidi a Compostela (quello riaperto da me e Teresita Ramos nel 2012, si vedano i miei scritti su “La via pagana a Compostela”) vi è un punto dove un enorme monolito si distende come una balena. In quel punto Teresita ed io ci togliemmo le scarpe e le calze. Lo percorremmo a piedi nudi cantando e offrendo tabacco, risvegliando così l’antico cammino pagano. La pianta dei piedi è un grande recettore, come i palmi delle mani. Attraverso questi punti di ingresso filtrano le informazioni che risvegliano le nostre memorie o attivano i nostri talenti (provate a mettere le mani sui tronchi degli alberi o i piedi nella terra o sulla sabbia, stando in ascolto). Camminare sui megaliti plurimillenari serve a comprendere il passato. Ciò che avvenne e ciò che avviene. La “storia” non è un processo lineare, bensì spiraliforme. Il passato ritorna sotto forma di futuro ad un livello più sottile (o più denso a seconda di quale parte della spirale si osserva). Lasciare entrare le memorie degli elementi, quindi anche delle antiche pietre, serve a comprendere il senso profondo, autentico, del nostro essere qui e ora. Capire le cause reali e le motivazioni degli eventi, delle scelte, come risultato di millenni di evoluzione serve a smettere di sentirsi vittime di una società o di un sistema politico o economico. Serve a comprendere che tutto ha un senso e un’utilità e che se smettiamo di lamentarci, e guardiamo “oltre” lo specchio, troveremo pace e comprensione. Proprio come i nostri antenati che scolpirono i petroglifi.

Si trovano altari e luoghi di culto megalitici anche nella nostra terra, quasi sempre inglobati in chiese o riconvertiti al cattolicesimo. Vicinissima alla mia casa in Valganna c’è un’edicola contenente un piccolo altare con un San Giuseppe. Sull’altare è scolpito un fiore della vita e dietro l’edicola fa ancora bella mostra di sé l’antico altare di pietra pagano, che non è stato rimosso ma semplicemente “nascosto” dalla costruzione in muratura. Vi sono “sedili del diavolo” ossia luoghi di culto pagano (tutti questi antichi luoghi di culto sono stati ribattezzati “del diavolo” o “delle streghe”, per scoraggiare le persone dal frequentarli quando non potevano essere riconvertiti al culto di massa). I grandi sedili di pietra accolgono chi si siede come arcani “maturatori” per riattivare memorie. Quando, dopo essermi seduta, mi sono collegata alla pietra, ho avuto la visione di essere come in un grande uovo energetico nel quale lingue di luce colorata mi attraversavano trasferendomi voci e suoni dell’antico monolito. Troni di pietra come quello in Val d’Orcia, o come le fauteuil du diable a Rennes les Bains, nel sud della Francia, dove sono addirittura scolpiti simboli esoterici, esistono in molti luoghi del mondo, proprio come i tumuli e le piramidi. Essi sono parte di quell’antica cultura nella quale la pietra era considerata maestra e portatrice della medicina di stabilità e saggezza. Sopra Cusco, nell’immensa area cerimoniale di Sacsayhuaman, ve ne sono dozzine, fuori dal circuito turistico che si limita alla più eclatante “muraglia a zigzag”. Il senso di queste rocce, scavate per ricavarne sedili,  possiamo solo intuirlo: certezze non ce ne sono. La mia esperienza, una volta seduta sui troni di pietra in Toscana, in Francia e in Perù,  è stata quella di sentirmi immediatamente inglobata nell’ambiente circostante diventandone parte. Percezione di calore e pizzicore mi facevano comprendere come si stessero risvegliando memorie che poi si sarebbero chiarite al ritorno, e che avrebbero contribuito a rendere sciamanica la mia vita da ordinaria.

L’acqua e la pietra lavorano insieme. Insieme formano un sistema ricetrasmittente dell’antico sapere, una specie di portale che traghetta nella dimensione della magia chi sa ascoltare e percepire. Le grotte attraverso le quali scorre acqua, che sia dolce o salata, sono in più uteri nei quali celebrare le proprie cerimonie di rinascita. Cercate una grotta, possibilmente con una pozza o un corso d’acqua all’interno. Preparatevi già dal giorno prima entrando in uno stato di meditazione e dolcezza interiore, sapendo che a breve vi ricongiungerete al ventre materno. Portate con voi delle scarpette antiscivolo, da indossare nel caso le pietre siano sdrucciolevoli o aguzze, così da non perdere l’attitudine meditativa a causa della difficoltà di movimento. Ed entrate nella grotta con reverenza. Una volta dentro, cercate una pietra su cui sedervi mentre tuffate i piedi nell’acqua. Restate così finché vi sentite a vostro agio, nel buio, liberandovi dei pesi. E quando uscirete alla luce, ringrazierete la Madre per darvi la vita ogni giorno.

Anni fa, nel mio libro “La via degli immortali”, illustrai una mia intuizione, della quale ho di recente trovato conferma nelle opere dell’archeologa Marija Gimbutas. Secondo me i menhir sono enormi simboli fallici e i tumuli a corridoio enormi uteri in ventri di pietra gravidi. Spesso sono stati verificati collegamenti tellurici tra i menhir e i tumuli. Nel mio libro avevo immaginato che un menhir potesse essere steso, inserito nell’utero di un ventre in pietra e fecondato dal raggio solare. Questa unione crea siti magici dove anche senza cerimonie particolari il livello di coscienza sale, poiché la vibrazione della pietra è tale che risveglia la memoria cellulare e cambia le nostre credenze di riferimento. Sedete su un enorme menhir in silenzio e meditazione, quando possibile a piedi nudi (se ci sono animali al pascolo nei dintorni evitatelo, perché potrebbero esserci zecche) e lasciate semplicemente che la pietra operi. Le nostre mani sono fonte di energia e usandole opportunamente è possibile amplificare l’effetto della pietra. Trovandomi su una sacra pietra pregna di energia maschile è immediato ed intuitivo per me appoggiare le mani sulle ovaie come per agevolare la via d’accesso al “seme” proveniente dalla pietra. Noi umani siamo vasi che devono essere riempiti di conoscenza ed esperienza. Sdraiarsi permette l’accesso di informazioni anche attraverso altri punti d’accesso, soprattutto la nuca, le scapole e le natiche. Usate l’intuizione e le mani per facilitare questo processo in ogni situazione nella quale percepite la magica vibrazione, che potrebbe essere anche mentre siete sdraiate su una roccia al sole in riva al mare o sdraiate sulla neve o sull’erba del giardino di casa. La magia è ovunque e si rivela a chi ha rispetto, dolcezza, generosità e umiltà.

Mettersi in rapporto con le antiche pietre è un modo per accelerare il risveglio di memorie che ci trasportano nella dimensione magica. Se vi ponete ai piedi di un menhir e, dopo averlo toccato e ringraziato per la sua maestà, alzate lo sguardo a cercarne la cima, avrete come la sensazione che lui si pieghi verso di voi e sentirete vertigini. In realtà non si sta piegando ma ci sta mostrando quanto la nostra percezione sensoriale sia fallace e pericolosa. Non esiste nulla di più illusorio dei sensi: crediamo di stare ferme e invece giriamo con il pianeta a migliaia di chilometri al secondo; crediamo di vivere in posizione verticale e invece, secondo l’asse del pianeta, noi viviamo in posizione orizzontale, o forse nemmeno quello visto che nello spazio l’”alto” e “il basso” non esistono. I sensi ci danno solo una serie di impulsi biochimici derivanti dalle credenze ossia da ciò che sono programmati a trasmetterci. Entrare nella dimensione magica delle antiche pietre ci aiuta a uscire dalla programmazione sensoriale: il che rappresenta la base del cammino sciamanico.

E’ importante mettersi in movimento e viaggiare per trovare gli antichi luoghi di culto pagano segnalati dalle antiche pietre. E ogni volta che se ne incontra uno, è importante collegarsi dal centro – dal cuore, dall’ombelico e dal terzo occhio – con lo Spirito del luogo e pregare e ringraziare. Come ho detto vi sono luoghi di potere arcano anche vicino a casa, per chi non potesse affrontare viaggi (tuttavia l’Irlanda o l’Inghilterra sono relativamente vicine, la Bretagna e la Galizia sono raggiungibili in auto per chi non vuole volare). Ma se proprio non riuscite a muovervi e non trovate siti di pietre vicino a voi, niente paura. Tutto è collegato. Tutto è uno. E la magia è ovunque per chi la evoca. Anche nel giardino di casa o nei parchi cittadini per chi vive in città. Provate a collegarvi con le primule o i primi crochi che spuntano sotto la neve e troverete un mondo magico di cui forse non vi eravate mai rese conto.

Durante una meditazione nello sperduto tumulo in Irlanda, ebbi la fortuna di vedere un raggio di sole entrare dalla bocca d’accesso al corridoio. Non era un particolare momento cosmico. Ma la giornata era grigia e, tuttavia, in quel momento le nubi si aprirono consentendo questo piccolo miracolo. Ebbi l’intuizione immediata che il raggio di sole che entra nel passaggio dei tumuli è la riproduzione analogica del seme solare che penetrando nell’utero di pietra ingravida la terra. Quando ci si pone in ascolto negli antichi siti di potere, le intuizioni arrivano veloci e precise come laser, portando con sé le risposte e le visioni relative alla nostra origine e a come utilizzare i luoghi di preghiera che i nostri antenati ci hanno lasciato. Trovarsi in un tumulo quando entra il raggio del sole corrisponde ad essere vivificati dal matrimonio alchemico tra le due energie polari del nostro piano di esistenza: la femminile e la maschile. Durante il mio secondo viaggio in Egitto nel 2005 (sempre con  la stessa giacca a vento!!!), sentii il bisogno di collegarmi con la schiena agli enormi blocchi di pietra squadrati, che compongono il tempio della Sfinge. Nei successivi 10 anni di viaggi avrei trovato gli stessi blocchi nei siti sacri di tutto il mondo: Perù, Giappone, Cambogia, Sardegna, Messico, Isola di Pasqua, Antica Europa pre-celtica e altri ancora. La scoperta che i luoghi megalitici di tutto il mondo si corrispondono quanto ad architettura, portò in me la coscienza dell’origine comune della razza umana. La “divisione” in razze è venuta in tempi relativamente recenti rispetto alle decine di migliaia di anni che contano i templi megalitici. La storia è ciclica e periodicamente torniamo allo stato di coscienza che chiamiamo Eden, ossia Unità. Abbandonare l’attaccamento alla storia recente e collegarsi, nella vita ordinaria, alla millenaria storia ciclica dell’umanità ci immette nella via sciamanica e ci rende umili.

La Sardegna è uno dei luoghi più magici che io abbia sperimentato, e posso dirlo a ragion veduta poiché dal Perù al Tibet sono stata nei luoghi più altamente mistici del mondo. Peccato che questa magnifica e antica terra di Shardin (questo il nome del popolo nativo europeo che già ci viveva prima delle invasioni indoeuropee) venga frequentata solamente per le sue spiagge “caraibiche”. Tuttavia, senza rinunciare al mare, abituatevi a integrare i momenti di relax coi momenti di sperimentazione dei siti sacri. Poiché nessuno verrà con la bacchetta magica o con l’astronave a salvare l’umanità. Ci salviamo da sole portando volontariamente la magia nella nostra vita e cambiando la frequenza della dimensione ordinaria. La Sardegna è ricchissima di siti megalitici, come i villaggi nuragici o le tombe dei giganti, dove collegarci alle antiche pietre, per risvegliare le nostre memorie native semplicemente passeggiando. Tra le meraviglie della Sardegna, le tombe di giganti sono sicuramente, insieme ai nuraghe, al primo posto. Vi sono molte congetture sull’utilizzo di questi corridoi monolitici. E sebbene al loro interno siano state trovate ossa che le hanno bollate come sepolture, nessuno ha potuto dire con sicurezza se quella fosse la loro destinazione originaria o se, invece, siano state anche usate come tombe parecchio dopo la loro costruzione. In Sardegna c’è la credenza che sdraiarsi in una tomba di giganti e passarvi la notte serva a ricevere visioni riguardo alla propria missione in questa vita e alla propria provenienza. Personalmente non credo che originariamente fossero tombe. Sento che questi corridoi, alla pari dei loro omologhi in Bretagna, Irlanda e Inghilterra, sono in realtà dei luoghi iniziatici dove i veggenti passavano del tempo, dopo meticolosi rituali di purificazione, per avere risposte. Sedetevi in una tomba di giganti e attendete le vostre risposte.

I dolmen sono a mio avviso veri e propri uteri nei quali creare il proprio rituale di rinascita. L’apertura d’ingresso così bassa serviva proprio a riprodurre la vagina e la necessità di strisciare per uscire dal canale del parto. L’Europa è ricca di dolmen. Oltre ai più famosi ve ne sono di isolati, dove i turisti non vanno perché sono fuori dai circuiti commerciali. Trovate un dolmen isolato. Dopo esservi collegate e aver chiesto accoglienza e protezione allo Spirito del luogo con piccole offerte di tabacco alle pietre, create il vostro proprio rituale di rinascita. Potete sedere all’interno del dolmen, magari approntando un piccolo altare dove bruciare dell’incenso (siate molto attente a non propagare scintille in luoghi aridi) e suonare la vostra maraca portatile. State in meditazione con la schiena contro la pietra finché vi sentite pronte per “uscire”. A quel punto strisciate fuori dall’apertura-vagina e lasciatevi alle spalle ogni volta le vecchie credenze. Ripulite bene il sito da ogni traccia della vostra presenza prima di lasciarlo. La via sciamanica è prima di tutto ecologica e rispettosa dell’ambiente.

Nel 2009 viaggiai per un mese in sud America per corroborare una mia teoria riguardante la ghiandola pineale, che già avevo elaborato anni prima nel mio libro “Gra(d)al-il segreto della torre” (scaricabile gratuitamente dal mio sito). Il mio viaggio mi portò attraverso il sud America, dall’Isola di Pasqua fino allo stato del Tabasco in Messico. Il contatto con i Moai di Rapa Nui (nella foto), le enormi teste di pietra ricavate dalla lavorazione di filoni di basalto della cava nella bocca del vulcano, risvegliarono in me la memoria di questa certezza, che fu poi riconfermata dal contatto con le altrettanto enormi teste olmeche, create dall’omonima antichissima ed evoluta cultura diffusasi in una certa area del Messico. Le teste dell’Isola di Pasqua sono stilisticamente diverse da quelle messicane, ma il messaggio è il medesimo: nella testa è il canale per entrare nella dimensione sciamanica, o magica, o quinta come vogliate chiamarla. La ghiandola pineale è una ghiandolina a forma di minuscola coppa, posta alla base del nostro cervello. La sua funzione è, tra le altre, quella di produrre la melatonina, un ormone prodigioso che rafforza il nostro sistema immunitario e aumenta la produzione di energia fisica. La melatonina è una potente sostanza antiossidante che si traduce in un effetto antinvecchiamento sul corpo fisico e aiuta a sviluppare le facoltà paranormali della nostra mente. In moltissimi quadri di contenuto alchemico vi è un personaggio che indica la propria tempia con una mano e la tempia di un teschio con l’altra mano. Il significato occulto di questa immagine è che la coscienza di possedere un canale per l’ingresso nell’Unità proprio dentro il cranio – ossia la ghiandola pineale – può essere sostenuta con la meditazione e il massaggio per un ulteriore aiuto al risveglio di memorie. Questo è ciò che le teste Moai e Olmeche mi hanno comunicato. Non è la verità “assoluta”… ma è la MIA verità.

Perché fare offerte alla natura, ai siti sacri, ai luoghi di potere? Gli antichi pellegrini, che viaggiavano settimane e a volte mesi e anni per raggiungere i siti sacri, segnalavano con piccole offerte il loro passaggio e il loro arrivo. Questo non succedeva solamente nei siti sacri e in tempi remoti, ma succede ancora oggi in luoghi particolarmente carichi di energia, dove si sente forte la connessione col divino e con la sacralità della Vita, anche in mezzo al nulla come nel territorio interno dell’Islanda, completamente coperto di lava, o sull’Himalaya o sulle Ande. Mi è capitato spesso di veder segnalato il passaggio o la sosta di pellegrini tramite una piccola torre di pietre impilate una sull’altra, come nella foto. E’ un’usanza che avevano gli antichi Celti ma che ho trovato anche in Nepal e in Tibet e addirittura nel piccolo fiume Margorabbia vicino a casa mia. Quando si arriva in un luogo che emana magia e sacralità è bello lasciare un “segno” del proprio passaggio e del proprio senso di appartenenza, come accendere una candelina in una chiesa lungo la via.

Il contatto fisico con le antiche rocce, che siano monoliti eretti dalla mano dell’uomo o rocce naturali, porta sempre a un’attitudine di meditazione e preghiera. Le rocce sono gli esseri viventi più antichi di questo nostro pianeta. Come l’acqua, hanno memorie plurimillenarie che conservano la storia della manifestazione e dell’evoluzione della Vita in questa dimensione. Quante volte appoggiando mani e fronte, o piedi, o quando era possibile completamente sdraiata, ho ricevuto “messaggi” dalle pietre. Ho cominciato a vedere, come in un film, un’altra “realtà” sovrapporsi a quella ordinaria. E attraverso quel “film” mi sono stati rivelati così tanti segreti archeologici, storici, antropologici, cosmici, biologici, che non sono bastati 4 libri e dozzine di articoli per descriverli (tutti scaricabili gratuitamente da questo sito). Naturalmente quelle erano le mie verità, indimostrabili “scientificamente”, ma perfettamente logiche secondo il mio modo di vedere. Del resto, se “tutto è relativo”, la realtà non esiste in modo assoluto ma dipende sempre da chi la sta osservando. E questo è un teorema fondamentale nella via sciamanica. Tutte le informazioni che ho ricevuto dalle antiche pietre nei momenti di meditazione e preghiera mi risultavano perfettamente comprensibili, molto più dei dati accademici che mi venivano rifilati dalla guida di turno, umana o cartacea che fosse. Ma al di là delle rivelazioni archeologiche e storiche, meditare a ridosso di un monolito, collegandosi ad esso in profondità attraverso alcune parti del corpo, è una forma di preghiera silenziosa alla stabilità, all’eternità, alla memoria, alla volontà e alla tenacia. Questa è la “medicina” della pietra. Quando vi sentite confuse o sballottate dal destino, uscite a cercare una pietra. Ponetevi a contatto con la sua superficie, chiedetele aiuto, lasciate che la sua energia vi pervada. Questo il suo messaggio: nulla è eterno ma in realtà tutto lo è poiché tutto, noi compresi, è composto di energia e l’energia non muore mai.

La stabilità, questa ancora di salvezza che tanto si cerca con la meditazione, è la medicina della pietra, come ben avevano presente i maestri giapponesi creatori dei meravigliosi giardini zen. Per questo i più antichi e maestosi templi della terra sono fatti di enormi monoliti. La pietra non si sposta. Resiste alle catastrofi naturali e alle guerre. E conserva il suo messaggio. Il senso profondo dei giardini zen, dove vengono usate pietre per rappresentare la natura – sabbia e ghiaia per l’acqua o per le nuvole, piccoli sassi per le colline, grandi sassi per le montagne – è quello di suggerire la stabilità. L’acqua e la natura ricreate con la pietra, il movimento reso statico, il ritorno dell’eterno divenire al nucleo primigenio della creazione, la vita prima del big bang. Vi sono molte teorie su cosa rappresentassero i templi megalitici che i nostri antenati crearono utilizzando massi grandi come autobus. Che fossero sepolture o corrispondenti terrestri di stelle, osservatori astronomici o marcatori di ley lines, o tutte queste cose insieme. La mia teoria è che fossero luoghi di iniziazione, ma non lo posso dimostrare “scientificamente” in nessun modo: ho approfondito l’argomento nella  “quadrilogia dell’immortalità” e in vari articoli sul mio sito. E’ indubbio che il risultato finale sia stato quello di realizzare dei luoghi di culto sopravvissuti a terremoti e inondazioni e dove ancora oggi ci si può raccogliere in meditazione e preghiera e ricevere risposte alle proprie domande. Nelle rocce ci sono minerali e metalli direttamente connessi ai pianeti e alle stelle (sono i metalli, che veicolano sulla terra le energie archetipiche planetarie). Creando un contatto fisico con la pietra possiamo anche risvegliare dentro di noi la memoria dell’archetipo corrispondente ai metalli in essa contenuti. Non occorre essere geologi, basta chiedere e aprirsi e la memoria fluirà in noi come un fiume. Ma perché parlare di meditazione e preghiera in un cammino sciamanico? Beh, perché la connessione col divino si ottiene meditando e pregando in tutte le culture. In particolare, il silenzio e l’attenzione ai pensieri esercitata quando si medita e si prega (e non intendo le preghiere di qualche religione, ma le parole e i pensieri che sgorgano spontanei dal cuore) sono la via obbligata per ricevere informazioni. La parte “passiva” dello sciamanismo, nel senso di ricettiva, viene praticata stando ferme e in silenzio, calmando il dialogo interiore. Le due fasi sono ugualmente importanti esattamente come quelle del respiro: espiro = offerta, inspiro = meditazione. Ci devono essere entrambe per vivere. Mentre ero in stato meditativo con la schiena appoggiata a una high cross in Irlanda, la croce mi ha “rivelato” il significato reale della sua forma. E’ la riproduzione verticale  dei passage mound i passaggi nei tumuli (si veda sul questo sito, nella sezione ARTICOLI, l’artico lo in tre parti PASSAGE MOUND IN IRLANDA: MISTERO SVELATO).

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Estratto da “Manuale della sciamana moderna”, di Devana (Età dell’acquario 2015)

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