Nel disegno di Manuela Biave la mia versione della fiaba dove la strega recupera il suo vero volto di pasticcera

Annetta era la più piccola di 13 sorelle. Era minuscola ma sveglia e di intelligenza prontissima. La chiamavano Unghiolina, tanto era piccina. La bimba viveva con le sorelle e i genitori in una grande casa di legno nel bosco. Il padre era taglialegna e la madre lavandaia. Tutte le sorelle aiutavano a mettere del cibo in tavola ogni giorno. Chi raccoglieva pigne, chi tuberi, chi erbe spontanee e chi uova di animali selvatici. Insomma si arrangiavano e la sera la mamma leggeva loro un bel racconto di fate prima che andassero a dormire tutte insieme nella grande stanza sotto il tetto. Ma il padre un giorno decise di abbandonarle nel bosco affinché trovassero la loro via nella vita e imparassero a provvedere a se stesse. E nessuna supplica della moglie lo convinse a cambiare idea.

Unghiolina, che aveva sentito il progetto da sopra la scala, avvertì le sorelle cosicché il mattino dopo, quando il padre le chiamò per andare, esse erano pronte. Avevano preparato degli involti fatti con le lenzuola e vi avevano stipato tutti i loro indumenti e del cibo supplementare preso dalla cantina durante la notte. Sapevano ciò che le aspettava e non si fecero illusioni, poiché conoscevano il padre. Quando venne il momento di uscire, le sorelle in fila baciarono la mamma che non riusciva a trattenere le lacrime. Lei sapeva e loro pure. Perché fingere? Il loro cuore era colmo di desolazione. Ma Unghiolina era sempre stata fiduciosa e solare e confidava che anche questa volta la sua buona stella l’avrebbe guidata e aiutata a portare in salvo se stessa e le sue sorelle. Partirono dietro al padre che le lasciò, dopo qualche ora di cammino, in mezzo a una radura con la vana promessa di tornare a prenderle al tramonto.

Unghiolina aveva un dono speciale: sapeva parlare agli alberi. Non con la voce… con la mente. Li capiva e loro capivano lei. Avrebbe chiesto agli alberi di guidarla insieme alle sue sorelle in un luogo sicuro per la notte. E infatti, come il padre si fu allontanato, le sorelline non persero nemmeno un istante in inutile attesa. Unghiolina si mise in contatto mentale con un frassino che sembrava guardarla e gli chiese se conosceva un posto dove avrebbero potuto chiedere ospitalità. Il frassino le indirizzò verso ovest e disse ad Unghiolina di chiedere al prugnolo dopo 4 miglia. E così fu fatto. Ma, le disse il frassino, “l’unica casa nel bosco è quella dell’orchessa che mangia i bambini”. La bimba non si lasciò impressionare e decise che valeva la pena tentare. Quando incontrarono il prugnolo, esso le fece proseguire per qualche altro miglio sempre verso ovest fino ad incontrare il castagno, ma, le mise in guardia, “l’unica casa nel bosco è quella dell’orchessa che mangia i bambini”. Di nuovo Unghiolina ascoltò il suo cuore che le diceva di stare tranquilla e si incamminò, con le sorelle, nella direzione indicatale. Quando incontrarono il castagno era quasi buio e la bimba si mise in contatto con lui per chiedere nuove indicazioni. Il castagno disse che la casa non era lontana, giusto qualche altro miglio verso nord ovest, ma disse “è quella dell’orchessa che mangia i bambini”. Dopo aver ringraziato l’albero, Unghiolina, la più piccina di tutte,  proseguì indomita nell’oscurità, seguita dalle sorelle che si facevano coraggio dietro di lei.

Giunsero alla radura indicata e videro una bella casetta di legno col tetto di paglia e un invitante fumo che usciva dal comignolo. Unghiolina fece restare tutte in silenzio per qualche istante e si collegò mentalmente al luogo. Nonostante quello che si diceva non percepì alcuna minaccia.

Beh – pensò – se questa orchessa mangia i bambini deve mangiare proprio tutto di loro, anche i sentimenti e i pensieri perché qui non sento nessuna paura.

La bimba bussò alla porta. Le sorelle dietro di lei ammucchiate. Si sentirono dei passi lenti provenire dall’interno e avvicinarsi alla porta. Poi si aprì uno spioncino e un occhio chiaro frugò all’esterno vedendo solo le sorelle più alte.

  • Chi bussa?
  • Buona nonnina, facci entrare, siamo 13 sorelle sperdute e affamate – supplicò la vocina di Unghiolina che proveniva da sotto lo spioncino
  • Ma non sapete chi sono? Non avete paura?
  • Sì nonnina, abbiamo paura. Ma abbiamo anche fame freddo e sonno e non abbiamo scelta. O morire sui tuoi fornelli o morire nel bosco

La porta si aprì. Le sorelle entrarono. La casa era in ordine e pulita: si sentiva un meraviglioso profumo di dolcetti, di zenzero, uvetta passa, chicchi di cacao e mele e mirtilli e frutta candita. L’”orchessa” era una vecchina scarmigliata, con una lunga camicia da notte e un grembiule da cucina coperto di zucchero a velo e cannella.

  • Per stanotte vi darò da mangiare e da dormire e domani ve ne andrete – disse senza guardarle

Le sorelle furono ben contente di aver trovato riparo almeno per una notte e accettarono con gratitudine il buon cibo che la nonnina metteva loro nel piatto. Ma Unghiolina non mangiò nulla. Non staccò mai gli occhi di dosso dalla donna. La osservò dentro, come faceva con gli alberi, e non trovò nessuna traccia di cattiveria o di pericolo nel suo cuore. Decise tuttavia di stare al gioco per quella notte. L’indomani se ne sarebbe riparlato. Trascorsero una notte serena, le tredici sorelle, al sicuro nella casetta che profumava di bosco e di dolci. La mattina la nonnina preparò loro una colazione come non ne avevano viste nemmeno a Natale. Mangiarono tutto e raccolsero anche le briciole con le dita. Poi la donna disse, strascicando le parole come se fosse triste:

  • ora ve ne dovete andare.

Unghiolina la guardò intensamente e le disse

  • tu non mangi i bambini buona nonnina. L’ho letto nel tuo cuore. Perché si sono inventati queste storie su di te?

La nonnina sembrava imbarazzata e disorientata. Non rispose. Era visibilmente a disagio. Si agitò e disse di nuovo:

  • andatevene immediatamente prima che cambi idea e vi arrostisca

Ma Unghiolina non si mosse. Continuò a guardarla dritta nel cuore. Poi le si avvicinò e le prese la mano. “ti hanno fatto del male povera nonnina?”. E dalle labbra della anziana donna uscì come un singhiozzo. “Raccontaci la tua storia” insistette Unghiolina piantata davanti a lei. E la vecchina, travolta dalla dolcezza di quella voce e dalla fermezza di quella manina, si convinse e cominciò a raccontare.

  • Il mio nome è Katharina ed ero la più abile pasticcera della regione. I miei dolci erano così leggeri che si scioglievano in bocca tanto che il re non ne voleva altri che i miei. Mi mandò a dire che dovevo lasciare la mia cucina nel villaggio per venire qui e cucinare solo per lui, in solitudine. Fui felice di servire il re sebbene mi sentissi molto sola. Ma gli altri pasticceri, gelosi, volevano conoscere il segreto della leggerezza e della fragranza dei miei dolcetti. Vennero di notte, mi legarono e mi lasciarono senza acqua né cibo molto giorni per estorcere il mio segreto. Però io non cedetti e alla fine se ne andarono a mani vuote. Tornando al villaggio però cominciarono a spargere la voce che la pasticcera Katharina era impazzita e si era trasformata in un’orchessa. Dissero che cucinavo e mangiavo i bambini e questa voce si diffuse in tutta la regione arrivando anche alle orecchie del re il quale non mandò più a prendere i dolci. Finché qui non passò più nessuno e io rimasi completamente sola.

La vecchia Katharina tirò su col naso e terminò il suo racconto. Unghiolina le stava ancora tenendo la mano

  • Ma questo equivoco deve essere chiarito. – commentò appassionatamente – domani andremo insieme al villaggio e racconteremo tutto. Diremo come sono andate davvero le cose e vedrai che non sarai più sola.
  • Io non voglio tornare mai più al villaggio. – rispose la Katharina – sono qui da così tanti anni e mi sono abituata alla mia solitudine. Ormai il mio cuore si è asciugato e non soffro più.
  • Allora – replicò la bimba comprendendo quanto invece era disperatamente triste l’anziana pasticcera – dopo aver raccontato la verità torneremo qua tutte insieme nonnina e, se ci vorrai, staremo con te, diventeremo le tue apprendiste e ti aiuteremo a cucinare dolci per tutti coloro che ne vorranno.

E così fu fatto. L’indomani l’anziana donna, per mano alla minuscola Annetta che camminava con passo sicuro e deciso, fece il suo ingresso nel villaggio dopo tanti anni di assenza. La bimba si fermò nella piazza e salì in piedi sul basamento della colonna con la croce. Convocò un’adunanza e raccontò la vera storia della pasticcera Katharina. Le persone all’inizio non si fermarono nemmeno ma poi, piano piano, cominciarono ad ascoltare, dalle finestre aperte delle case e da dietro le porte. Alla fine del racconto tutti, grandi e bambini, erano raccolti intorno alla colonna nella piazza e guardavano timidamente la pasticcera e le toccavano la spalla e il braccio. Katharina non sapeva cosa fare ma a Unghiolina venne un’idea

  • Domani faremo una festa nel bosco, nella casa dei dolci, e Katharina ne cucinerà tanti quanti non avete mai mangiato in vita vostra. Siete tutti invitati. E da domani in poi potrete venirne a prendere quando vorrete.

Poi tornarono alla casetta nel bosco e impastarono infornarono e zuccherarono tutto il giorno e parte della notte. Quindi le sorelle tornarono dai loro genitori con un sacco pieno di cibo. La madre le abbracciò col cuore pieno di gratitudine e il padre pentito chiese loro perdono, che gli fu accordato. Ma le sorelle non restarono coi genitori. Dopo aver lasciato il sacco e aver promesso alla mamma che sarebbero tornate a trovarla, volsero le spalle al passato e si diressero sicure verso il bosco, dalla pasticcera Katharina dove, tutte insieme, crearono la più grande e felice casetta di dolci di tutte le montagne. La pasticcera fu aiutata a pettinarsi e cambiarsi e le fu fatto indossare un grembiulone pulito tutto colorato. Il suo viso si trasformò e ritornò giovane. Gli occhi ridenti e le fossette sempre disegnate dal sorriso che ormai non la abbandonava più. La casetta divenne famosa e le 14 pasticcere ricevevano ordinazioni da lontano, anche da oltre mare, dalla terra dei sultani e dei marajà. La storia dell’orchessa fu dimenticata e Katharina recuperò pienamente il suo onore. I bambini che ogni giorno andavano a fare merenda alla casetta di dolci divennero così numerosi che si dovette costruire una grande casa solo per loro, con una enorme tavola sempre apparecchiata e la caraffa della cioccolata sempre calda e densa al punto giusto.

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Cc Devana 2016