In una terra felice, nacque alla giovane Regina regnante una bella bambina, vivace e sana. In quella terra erano le regine a guidare il popolo e tutti erano contenti e avevano di che vivere agiatamente secondo le loro necessità. Quando nasceva una bimba l’evento era sempre salutato come una grande fortuna. Se, poi, quella bimba era la figlia della Regina regnante, il popolo era felicissimo poiché si assicurava la continuità nella guida da parte di una donna che fin dall’infanzia veniva addestrata e preparata al suo futuro compito. E tale fu anche il destino di Rosaura: questo il nome che le fu messo, poiché era nata proprio all’alba dell’equinozio di primavera. Nel momento esatto in cui la sua testolina faceva capolino dal corpo della sua mamma il cielo era rosa e preannunciava un fortunato giorno soleggiato e tiepido.
Per preparare l’erede al trono al suo ruolo di guida vennero convocate dai quattro angoli del mondo le sette Savie che avrebbero avuto il compito, e l’onore, di addestrare la principessina. Queste sette donne di grande intelligenza e profondissima cultura ed esperienza si presentarono alla reggia al termine di tre volte tredici lune dalla cerimonia dell’acqua con cui Rosaura fu accolta nella comunità. Le sagge nonne condussero la principessina nel bosco, in una capanna che veniva utilizzata solo per l’addestramento delle principesse, mentre la mamma la guardava allontanarsi dalla grande finestra della sua dimora con un po’ di tristezza. Rosaura sarebbe vissuta con le buone nonne, nel bosco, per tredici volte tredici lune. Poi sarebbe tornata alla Reggia e avrebbe guidato il suo popolo, inizialmente affiancando la mamma e poi, una volta che si fosse sentita pronta, da sola.
Le sette Savie si chiamavano: Assiotea, Ipazia, Lastenia, Ildegarda, Brida, Myriana, e Gabriela. Assiotea era Maestra di tutti i fenomeni della natura e conosceva i nomi di tutti gli Spiriti guardiani dei luoghi, Ipazia conosceva i movimenti delle stelle del sole e della luna, Lastenia danzava e cantava e conosceva ogni musica e ogni suono della natura. Ildegarda aveva il sapere delle erbe e dei funghi che permettevano di viaggiare in altri mondi senza il corpo. Inoltre cucinava piatti che guarivano ogni malattia. Brida era Maestra di sciamanismo, conosceva la giusta cerimonia per ogni cosa e col suo telaio tesseva arazzi con fili incantati che aiutavano a memorizzare le storie senza fatica. Myriana era esperta nell’arte alchemica, sapeva creare pozioni, ottenere metalli pregiati dalla roccia e raggiungere il luogo dove la mente era in pace. E infine Gabriela era Maestra di poesia e spesso aiutava Lastenia nel creare canzoni dolci e struggenti che incantavano tutti gli esseri viventi e servivano a ricordare le grandi e piccole azioni.
Rosaura era felice con le sette nonne. La sua vita era piena e gaia e le sagge donne facevano in modo che si abituasse a mantenere il sorriso nonostante il carico di responsabilità e la mole di studio che affrontava ogni giorno. Di tanto in tanto tornava alla Reggia per passare un breve periodo con i suoi genitori. Ma perlopiù la sua giornata era scandita dalle lezioni e dalle ore di pratica oltre alle passeggiate nel bosco con Assiotea e Ildegarda che le insegnavano a riconoscere le erbe e i luoghi di potere, dove poi tornava con Brida per celebrare un rito allo Spirito Guardiano o con Lastenia e Gabriela per danzare e cantare tra gli alberi invocando le Sacre Presenze della Madre Natura. Di notte spesso stava fuori avvolta in una calda coperta ad ascoltare Ipazia che le descriveva le influenze celesti sulla vita terrestre e come sfruttarle a vantaggio del suo popolo.
Un giorno per sfuggire a un temporale si rifugiò in una grotta che aveva scoperto durante le sue quotidiane passeggiate nel bosco. La grotta, nella quale non era mai entrata prima, si trovava al di là di un fiumiciattolo che le piaceva attraversare a piedi nudi anche d’inverno. Dentro era buio. Rimase ferma per abituare gli occhi all’oscurità e quando ciò avvenne si accorse che si trovava esattamente al centro dei resti di un cerchio di pietre all’interno del quale, in un angolo, c’era quello che sembrava un forno di argilla a due piani dove si poteva riconoscere il posto per il fuoco nella cavità inferiore e quello per i tegami sul piano superiore. Nell’angolo opposto Rosaura scorse i resti di un telaio, di forma strana, con ancora fissati dei brandelli di fili tessuti. Si sentì irresistibilmente attratta dal telaio. Lo prese delicatamente in mano e sedette con la schiena appoggiata a una pietra e gli occhi chiusi.
All’improvviso fu proiettata come in un altro… tempo.
Si trovava sempre nella grotta, ma… quale meraviglia!!!
Le pareti erano coperte di arazzi colorati e così pure il terreno. Ovunque ardevano ciotole di olio profumato che illuminavano l’ampia caverna come il salone di un palazzo. E vi erano donne magnificamente abbigliate, sebbene i loro abiti fossero di una foggia che Rosaura non aveva mai visto. Sembrava che stessero festeggiando qualcosa. Tutte danzavano e cantavano. Alcune suonavano tamburelli e altri strumenti che ricordavano i suoni della Natura. La visione durò qualche minuto.
- Ma che strano…– pensava Rosaura – mi sembra proprio che… quella splendida fata mi stia guardando. Sembra che… mi veda!!.
In effetti una delle donne della visione, quella che sembrava avere più autorità tra tutte, percepì la presenza della fanciulla come se fosse stata davvero lì con loro. La guardò. E in quel momento Rosaura si sentì come risucchiata all’indietro e si ritrovò al buio con la schiena contro una pietra, bagnata e infreddolita, stringendo tra le mani un vecchio telaio.
Corse a casa a raccontare l’accaduto alle nonne, le quali, dopo aver ascoltato in silenzio fino all’ultima parola, decisero che il giorno dopo avrebbero fatto tutte insieme una visitina alla grotta misteriosa.
E così fu. Il giorno dopo il sole splendeva e Rosaura, accompagnata dalle sette Savie, si recò alla grotta subito dopo colazione. Il vecchio telaio era ancora a terra dove lo aveva lasciato la sera prima. La Maestra Brida fu la prima a riconoscerlo nell’oscurità e si avvicinò con cautela, prendendolo in mano come una reliquia. Le altre donne si misero intorno a lei e tutte insieme cominciarono a cantare e a invocare, muovendosi in circolo, le antiche presenze delle donne che avevano vissuto in quella grotta. Dopo un po’ riapparve la scena che già Rosaura aveva visto il giorno prima. Ma questa volta le due si fusero in una sola e, come se il tempo fosse stato annullato, le sette Savie e la principessina si trovarono proprio nel cuore della festa che si stava dando in quella sala, insieme alle donne antiche.
Colei che già il giorno prima aveva guardato Rosaura le si avvicinò e le parlò. Era altissima e con una complessa acconciatura di capelli castani che formavano come una corona. La guardò negli occhi e le prese le mani.
- Sono Tara, – le disse – manifestazione vivente della Grande Dea Madre. E tu sei colei che ci è stata inviata per apprendere la magia degli arazzi.
Né Rosaura né le sue sette Maestre comprendevano il messaggio. Allora Tara offrì loro una bevanda dolce e densa che aprì la loro mente e le aiutò a vedere più lontano. E cominciò a raccontare.
- Quando vivevamo in questa terra, le mie sorelle ed io, praticavamo la Sacra Arte della Tessitura che apprendemmo direttamente dalla Dea. Macinavamo in polvere fine le pietre preziose che trovavamo camminando nei cunicoli della Terra. Poi la univamo a resina e linfa e con quella pozione coloravamo la lana delle nostre pecore. Quella lana poi filata e tessuta creava i nostri magici arazzi che avevano la capacità di annullare lo spazio e il tempo e di farci viaggiare ovunque volessimo e incontrare sorelle e fratelli del passato e del futuro. Tu Rosaura sei stata convocata in questo luogo per riportare nel mondo dei viventi questo antico sapere. Ma per farlo dovrai affrontare una prova impegnativa. Te la senti?
- E cosa dovrei fare? – chiese Rosaura un po’ spaventata
- Dovrai bere una pozione che ti farà dormire in questa grotta per 28 notti e 28 giorni senza mai svegliarti. Durante questo lungo sogno ti verranno insegnati i segreti dei nostri arazzi affinché tu possa scriverli e trasmetterli a tua Madre e alle tue Maestre. E affinché tu possa tessere un arazzo magico che ti consenta di viaggiare come facevamo noi in ogni luogo e tempo. Accetti?
- Il desiderio di conoscenza è più forte della paura – rispose Rosaura.
Così Tara si avvicinò alla Maestra Ildegarda e le spiegò come preparare la pozione utilizzando il fungo Muscaria, la pianta Vischio e la radice Mandragola bolliti.
Poi la visione cominciò a sbiadire. In poco tempo la grotta tornò buia e Rosaura e le sue Maestre si ritrovarono di nuovo sole. Tornarono a casa e quella notte stessa fu preparato tutto ciò che occorreva alla principessina per il suo lungo sonno. Ognuna delle sette Savie volle darle un dono. Ildegarda preparò la pozione e la dolcificò con miele dorato; Brida le diede una calda coperta che lei stessa aveva tessuto affinché si avvolgesse ben bene e non prendesse freddo; Gabriela e Lastenia composero un canto per accompagnarla dolcemente mentre si addormentava. Ipazia invocò gli astri affinché fossero propizi e Assiotea fece lo stesso con gli Spiriti Guardiani della grotta. Infine Myriana le insegnò come separare senza dolore il suo corpo dalla mente per viaggiare velocemente nella visione.
Con questi doni Rosaura tornò nella grotta la notte seguente. Trovò una grande roccia piatta che assomigliava a un letto. Si avvolse nella sua calda coperta e dopo aver invocato la protezione degli Spiriti e della Dea Madre, bevve la pozione, si stese sulla roccia e si addormentò profondamente.
Viaggiò oltre montagne e oceani, sopra i tetti dei palazzi e le immense praterie. E alla fine del viaggio si trovò nuovamente nella grotta ma insieme a Tara e alle sue sorelle che tessevano. Stette con loro nel passato per 28 giorni, mentre il suo corpo dormiva nel presente. E imparò a macinare le pietre, a tingere le lane e a tessere coi nodi dei desideri accompagnando con il respiro i movimenti delle mani. Quando ebbe memorizzato tutto, Tara la abbracciò.
- Ora che sai come fare potrai tessere tu stessa il tuo arazzo da viaggio e venire qua ogni volta che lo desideri. Usa questo sapere per il bene del tuo popolo. Grazie all’arazzo magico, potrai cercare le risposte e la conoscenza in ogni luogo e questo ti aiuterà ad essere una buona Regina e una buona guida per la tua gente.
Rosaura ringraziò la bella donna e cominciò a lasciarsi risucchiare all’indietro dal suo corpo sdraiato sulla roccia. Quando si destò, trovò intorno a sé le buone nonne che attendevano il suo risveglio. Avevano portato pergamene e inchiostro per scrivere subito i segreti della magica arte di tessere, affinché non andassero di nuovo dimenticati. E proprio con quel lungo sogno Rosaura aveva concluso il suo periodo di apprendistato, cosicché ora era pronta per tornare alla reggia e prendere il suo posto accanto alla Regina sua Madre.
Le pergamene furono depositate nella biblioteca con tutti gli onori e da allora quella terra che già era felice lo è ancora di più poiché Rosaura e le sue eredi tessono meravigliosi arazzi per viaggiare tra i mondi.
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Cc Devana 2016