C’era una volta una deliziosa ragazzina, snella e agile, dalle guance paffute e dai lunghi capelli scuri, morbidamente ondulati. Il suo nome era Petronilla. Amava vestirsi con abiti colorati, era sempre allegra e cantava spesso. Le piaceva andare nel bosco e incontrare gli animali selvatici. Parlava con le pietre e con gli alberi ma, soprattutto, cantava alla Neve. Per questo la sua adorata mamma l’aveva affettuosamente ribattezzata CantaNeve. Infatti quando nevicava, la ragazzina si affacciava alla finestra della sua stanza e cantava, convinta che il suo canto, la sua voce, potesse creare dentro ai fiocchi di Neve delle strane, magiche figure a forma di cristallo.
Avendo saputo di questa sua capacità, la Regina di quella terra un giorno la mandò a chiamare. La ragazzina, di fronte a quella Donna così bella e sapiente, si sentì un po’ intimidita. Tuttavia la Regina la chiamò a sé e la rassicurò con parole dolci
- Non preoccuparti bambina, non voglio farti alcun male. Sono io ad aver bisogno del tuo aiuto
- E come maestà?
- Da qualche giorno la mia cara Cerva, mia protettrice e compagna, se n’è andata nel bosco e non è più tornata. Temo che sia rimasta bloccata dalla Neve. Forse sta morendo. Ti prego, chiedi alla Neve. Forse il canto dei fiocchi di Neve saprà indicarti dove si trova la mia Cerva. Senza di Lei non posso governare saggiamente questa terra, Lei rappresenta il mio contatto con la Grande Dea Madre e attraverso di Lei mi giunge la voce della Signora di tutti i viventi.
- Va bene… – rispose in un sussurro CantaNeve – proverò!
La ragazzina tornò a casa per avvertire la mamma dell’incarico che aveva ricevuto dalla Regina. Si coprì adeguatamente, con stivali e mantella, si mise guanti e berretto e partì col suo zufolo, per accompagnarsi nel canto. La Neve era molto alta e a tratti CantaNeve non riusciva nemmeno a proseguire. In alcuni punti le arrivava alla vita e le bloccava le gambe. Allora cantava e la Neve si scioglieva permettendole di continuare il suo cammino.
A un certo punto giunse di fronte alla Grande Montagna. Non poteva proseguire da sola, tuttavia sentiva che da qualche parte al di là della Montagna, la Cerva la stava aspettando: la Neve glielo diceva. Così si sedette sotto le fronde di un grande pino e si mise in attesa. Dopo qualche tempo giunse una slitta tirata da tre enormi cani con il pelo argentato, iridescente, che brillava nel crepuscolo. I cani fermarono la slitta davanti al pino e stettero lì, immobili, come per invitarla a salire. CantaNeve vi prese posto e si imbacuccò ben bene con la calda coperta che trovò sotto il sedile. Non appena fu pronta, i cani partirono al galoppo e la condussero attraverso la Montagna, oltre cunicoli e grotte che solo loro conoscevano. La slitta sbucò dall’altra parte, tra alberi e cespugli ammantati di fiocchi di Neve che brillavano come stelle. CantaNeve era senza parole. La bellezza del bosco, del silenzio, dell’aria che le attraversava i capelli era tale da toglierle il fiato. Non era mai stata così lontana dalla sua casa. Eppure non aveva paura. Confidava nei cani ed era sicura che avrebbe trovato la Cerva, poiché il desiderio del suo cuore era aiutare la Regina.
Dopo un bel galoppare, durante il quale la notte aveva sostituito il crepuscolo, giunsero in una specie di avvallamento dove la Neve cominciava a sciogliersi. Da lontano CantaNeve vedeva come un bagliore dorato tra gli alberi. Sembrava il riverbero di un fuoco. I cani vi si stavano dirigendo magicamente. Mentre osservava la Neve via via sciogliersi, arrivarono quasi alla radura. Quasi… perché a un certo punto i cani dovettero fermarsi in quanto… non c’era più Neve sulla quale slittare.
CantaNeve scese dalla slitta, accarezzò i cani e bisbigliò loro – aspettatemi qui fratelli miei!!!
Poi camminò verso il fuoco intorno al quale uno strano gruppo di Donne anziane la stava aspettando. Erano le sette Maghe del bosco e la attendevano sedute in cerchio. Sopra al fuoco, in mezzo al cerchio di Donne sedute, un pentolone emanava un irresistibile profumo di zuppa. CantaNeve si ricordò che era digiuna dal mattino, quando aveva fatto colazione con la sua mamma. Il rumore del suo stomaco era inconfondibile. Deglutì.
Le sette Donne le fecero cenno di sedere. C’erano otto sgabellini intorno al fuoco. Uno di questi, sistemato ad est, era vuoto e sembrava aspettare proprio lei. Le Nonne, che assomigliavano ad anziane fate, erano vestite con lunghe tuniche, morbidi mantelli e cappucci dei sette colori dell’arcobaleno, ognuna di loro ne vestiva uno. Le fu offerta una ciotola di zuppa calda e saporita, un cucchiaio di legno e una fumante tazza di infuso di bacche. CantaNeve mangiò di gusto. La zuppa era densa, saporita e un po’ piccante. Aveva sapore di bosco, di corteccia, di foglie e di bacche. E la riscaldava dentro e fuori. Si sentiva leggera, felice, fiduciosa e piena d’amore.
Dopo aver ripulito la ciotola cominciò a guardarsi intorno in attesa che le Nonne le parlassero, giacché fino a quel momento nessuna di loro aveva fiatato. Le sette Maghe si presentarono, una alla volta. Erano gli Spiriti Guardiani dei sette mondi – le Nonne del Nord, dell’Est, del Sud e dell’Ovest, La Nonna del Cielo, La Nonna della Terra e la Nonna Guardiana proprio di quel bosco. Le sette Donne si riunivano in quel luogo una volta l’anno, nella notte in cui Spiriti e Umani possono vedersi E in quella notte, esse si raccontavano ciò che avevano fatto nel corso delle ultime tredici lune e come avevano governato le loro terre. Ciascuna di loro raccontò a CantaNeve la sua storia e descrisse la sua casa.
Poi la Donna Guardiana del Bosco le chiese di raccontare loro la sua storia. Così CantaNeve rivelò lo scopo della sua venuta: trovare la Cerva della Regina e riportargliela. E raccontò alle Nonne anche della sua capacità di creare cristalli nei fiocchi di Neve con il suo canto. Affascinate le sette Donne le chiesero di cantare per loro e le misero davanti una grande ciotola di Neve che era stata conservata lontana dal fuoco affinché non si sciogliesse. CantaNeve, felice di condividere il suo dono, cominciò a cantare, accompagnandosi con lo zufolo. E mentre la sua voce argentina vibrava tra gli alberi, la ciotola di Neve mandava bagliori. Avvicinandosi ad essa si potevano vedere minuscoli mondi cristallini esagonali formarsi nei fiocchi, con all’interno microscopiche montagne, foreste, fiumi e laghi.
Le sette Donne erano estasiate da quella meravigliosa magia e chiesero alla fanciulla di poter conservare l’Acqua della ciotola per portarla nelle loro terre e versarla nei loro fiumi, cosicché anche questi si riempissero di cristalli iridescenti. CantaNeve fu entusiasta di questa richiesta e insegnò alle Nonne come fare per ricreare quell’Acqua fatata quando stesse per finire. Dovevano allungare la vecchia Acqua cristallina con dell’Acqua nuova presa da una sorgente pura. E in questo modo tutta l’Acqua si sarebbe riempita di micromondi cristallini.
Le Nonne stettero un po’ in silenzio ascoltando il suono degli alberi e della notte. Poi una di loro fece cenno alla ragazzina di avvicinarsi e aprì il suo mantello. All’interno delle pieghe, protetta e al calduccio, c’era la Cerva della Regina, che timidamente affacciò il bel muso dorato.
- Oh – batté le mani CantaNeve – sei qua… che gioia!!! Ora torneremo insieme dalla tua… dalla tua…
E si fermò. Non sapeva come definire la Regina. Non le andava di dire “la tua padrona” poiché istintivamente percepiva che quella parola non era adatta a una creatura così nobile e bella, la quale certamente non poteva avere padroni.
- La Cerva – le spiegò la Nonna del Nord – è il simbolo della Grande Dea Madre
- Le sue corna e il suo muso – proseguì la Nonna del Sud – rappresentano il luogo nel quale tutti gli esseri vengono generati
- Il suo manto dorato – riprese la Nonna dell’Est – è il sole che ogni giorno rinasce e nutre la vita
- I suoi grandi occhi – fu la volta della Nonna dell’Ovest – sono l’oscurità e il sonno nel quale tutti gli Esseri si rigenerano
- Senza di lei – aggiunse la Nonna della Terra – la Regina non può governare saggiamente
- Né può parlare con gli Spiriti Guardiani – specificò la Nonna del Cielo
- Né può vivere in pace col suo popolo, come rappresentante della Dea Madre – concluse la Nonna Guardiana di quel bosco.
Allora CantaNeve capì quanta fiducia le aveva dato la Regina nell’affidarle un incarico di così grande responsabilità e fu felice e orgogliosa di averlo portato a termine, anche se consapevole di essere stata guidata fin dall’inizio. A pensarci bene non le sembrava di aver fatto poi granché.
Tuttavia La ragazzina non capiva una cosa:
- Ma perché la Cerva è scappata dalla Reggia? Non le piaceva starsene in quel bel palazzo con la Regina?
- Non è scappata – rispose una delle Donne – è venuta qua per condurre te da noi. Cosicché tu potessi insegnarci il miracolo dell’Acqua. Ora sappiamo che cantando nell’Acqua possiamo infonderle visioni e creare medicine e magie da inviare alle nostre terre.
- Grazie Sorellina per questo tuo meraviglioso dono. – disse con affetto un’altra Donna – Ora torna dalla Regina e portale i nostri saluti, giacché anche lei è nostra sorella e compagna.
CantaNeve ringraziò le buone Nonne e si alzò dal suo sgabello. Proprio in quel momento il sole nasceva dietro di lei e illuminava il suo capo come una corona. La fanciulla salutò e si allontanò verso la slitta, accanto alla Cerva che le si era docilmente messa al fianco. I cani la stavano aspettando e la riportarono alla Reggia con il prezioso frutto della sua ricerca.
La Regina entusiasta e riconoscente le fece un dono: una bellissima mela rossa. CantaNeve la guardò come chi non capisce bene ma la Regina, prevenendo le sue domande, le spiegò:
- Questa è la MELA DELL’ALLEANZA, sorellina. E’ una mela magica che serve a creare amicizia e solidarietà tra tutte le Donne. Te la affido affinché tu la custodisca tra le tue mani e vicina al tuo cuore. E, quando verrà il tempo, tu potrai a tua volta donarla a un’altra Donna, raccontandole questa storia. E lei a sua volta la donerà a un’altra e poi quest’ultima a un’altra ancora e così via. In questo modo, tutte insieme, grazie a questa mela, creeremo un grande cerchio di Donne, che in tutta la terra danzeranno insieme e vivranno in pace coi loro figli, padri e mariti.
CantaNeve era felice, corse a casa per raccontare la sua incredibile avventura alla sua mamma. Il sole ormai splendeva e la Regina, sollevata, osservò con benevolenza, dalla grande finestra della reggia, la ragazzina correre verso est, dalla sua mamma, con la mela in mano. E mentre accarezzava la sua amata Cerva di nuovo a casa, la Regina si accorse che la bestiola era incinta.
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Cc Devana 2016