Un taglialegna e sua moglie avevano due bambini, maschio e femmina. Anselmo e Griselda. Erano gemelli, stavano sempre insieme e condividevano tutto, pane e sogni. Venne la carestia e il pane scarseggiava. Una sera il padre, credendo che i bambini fossero a letto, disse alla mamma:
- Dobbiamo portarli nel bosco e abbandonarli. Qualche persona di buon cuore li troverà o loro stessi troveranno da mangiare: la fame li guiderà
- Ma marito mio come possiamo abbandonare i nostri figli nel bosco. Preferirei dare a loro il mio ultimo boccone piuttosto. Come è vero che sono una Madre
- Sciocca, così moriremo tutti comunque. E poi tu mi obbedirai, che tu lo voglia o no. Perché sei mia moglie e devi fare come ti dico
La povera donna non riuscì a far cambiare idea al marito con pianti e suppliche e l’indomani mattina l’uomo svegliò i gemelli e li condusse con sé nel bosco. Li lasciò in una radura con la scusa di andare a far legna più lontano e si allontanò per non tornare mai più. Ma i due bambini, che la sera prima avevano sentito il piano del padre, non si illusero e non lo aspettarono. Come il padre si fu allontanato cominciarono a camminare in direzione del sole. Griselda teneva il piccolo Anselmo per mano e lo guidava come se conoscesse la strada.
- Non preoccuparti fratellino, il cuore mi dice che qui da qualche parte c’è una casetta che ci ospiterà e ci sfamerà
E Anselmo, che si fidava della sorellina, la seguiva docilmente. Camminarono finché il sole fu talmente basso all’orizzonte da scomparire quasi, e i loro poveri piedi talmente indolenziti da rifiutarsi di proseguire. E finalmente videro un filo di fumo salire in lontananza dalle cime degli alberi. Rinfrancati* si misero a correre e presto giunsero in vista di una incredibile casetta tutta fatta di pane. Davanti all’entrata una bella fontanella zampillava latte e le aiuole che la circondavano erano fiorite di uva passa, fichi secchi, castagne e chicchi di cioccolata. I due bambini spinti dalla fame si avventarono letteralmente sulla casetta dandosi da fare per divorarne dei bei pezzi, tanto più che in giro non si vedeva nessuno che potesse sgridarli.
Quando furono sazi, si addormentarono sul prato, sfiniti ma fiduciosi. Infatti i bambini, quando hanno la pancia piena sono sempre fiduciosi. Fu mentre essi erano profondamente addormentati che si socchiuse la porta e un occhio sbirciò all’esterno. Quando fu ovvio che i due dormivano della grossa, dalla casetta uscì un omino con un lungo pastrano rattoppato, ciabatte a punta sbiadite e un berretto da notte che copriva una testa totalmente pelata. L’omino caricò i gemelli su una carriola e li portò all’interno della casetta dove li sistemò in due lettini con lenzuola fresche di bucato che si trovavano in una deliziosa cameretta, piena di giocattoli, al primo piano.
Quando i bimbi si svegliarono e si trovarono in quel bellissimo posto le loro anime esultarono. Indossarono i colorati abitini nuovi, che si trovavano ben piegati sulle cassapanche ai piedi dei due lettini, e uscirono dalla camera. Una scala portava da basso. Anselmo e Griselda scesero e trovarono la tavola apparecchiata con ogni genere di leccornia, un bel fuoco scoppiettante, cuccioli con cui giocare e uno strano omino che si dava da fare tutto intorno.
- Buongiorno miei bei bambini – disse con voce suadente – sono Père Angelo. Vivo in questa casetta e accolgo i viandanti sfortunati come voi. Potete stare qua per tutto il tempo che desiderate, mangiare bere giocare e dormire come più vi piace
- Ma – obbiettò Griselda – cosa dovremmo fare in cambio?
- Proprio nulla mia bella bambina – rispose stupito Père Angelo – qui è tutto libero e disponibile. L’unica cosa che non dovrete mai fare è aprire la porta della cantina. Quel locale non è per i bambini e se entrerete sarete puniti. Dovrò mandarvi via
- Beh – rise Anselmo – e perché mai dovremmo entrare nella cantina, un posto freddo, umido e pieno di topi, se possiamo mangiare bere giocare e dormire quassù come se fossimo in paradiso?
- Infatti – rispose Père Angelo con un sorriso ambiguo che non sfuggì a Griselda – perché dovreste? Dunque è deciso. Starete qua con me e se non vi bastano i sollazzi che vedete, chiedetemene altri e sarò felice di esaudire i vostri desideri
Per qualche settimana tutto filò liscio. I bimbi mangiavano a crepapelle, giocavano e ridevano coi cuccioli fino ad avere mal di pancia e dormivano e sognavano nei loro bei lettini profumati. E così passavano le giornate. Ma dopo un po’ Griselda cominciò a non poterne più. Quella vita le veniva a noia
- Che senso può mai avere vivere così ogni giorno? Ci deve essere qualcos’altro… uno scopo più nobile, un senso più profondo nell’esistenza
E mentre si faceva quelle domande le venne in mente la cantina e ricordò lo sguardo di Père Angelo mentre diceva loro che non avrebbero mai dovuto entrarci. Decise che qualunque cosa vi fosse nascosta valeva la pena di cercarla. Il desiderio di conoscenza era più forte della paura. Così mentre Anselmo si divertiva coi cuccioli e Père Angelo preparava un dolce a 12 strati, la bambina, svelta e silenziosa come una gatta, infilò la porta e scese le scale.
La porta della cantina era verde e profumava di menta e rosmarino. Davvero non sembrava che contenesse topi e muffa. Griselda spinse leggermente e la porta si aprì senza sforzo. Strano… si era aspettata catenacci e cani latranti per proteggere un luogo così proibito. Col cuore in gola entrò e quando gli occhi si furono abituati all’oscurità si accorse che la cantina conteneva libri, pergamene, mappe e strani strumenti che non aveva mai visto.
- Per ora ho visto abbastanza. – disse a se stessa – Tornerò stanotte con una candela
E così fece. A notte fonda prese la candela che teneva sul comodino e rifece le due rampe di scale che dalla cameretta portavano alla cantina. Di nuovo trovò la porta aperta e questa volta appoggiò la candela e cominciò a sfogliare libri e mappe. Di fronte a lei si aprivano mondi nuovi: il sapere la nutriva più e meglio del cibo e del gioco coi cuccioli. Dai libri imparò come usare gli strumenti che vedeva sugli scaffali e tante altre cose sugli esseri viventi animali e vegetali, sulle stelle, sugli altri mondi, sulla musica e su come salmodiare certe filastrocche per fare accadere cose magiche.
Durante il giorno Griselda si comportava il più normalmente possibile, sebbene Père Angelo si accorgesse che la bimba non era più molto interessata ai giochi e al cibo. Ma dopo qualche notte in bianco passata nella cantina le occhiaie la tradirono e Père decise di tenerla d’occhio. Infatti si appostò fuori dalla cameretta e quando a notte fonda la bimba scese per andare a imparare qualcosa di nuovo nella sua cantina, la seguì e la colse in flagrante.
- Bene allora – sibilò con la faccia contratta dalla rabbia e dall’incredulità – non avrei mai pensato che qualcuno fosse tanto sciocco da rischiare di essere cacciato dalla mia casetta disobbedendo ai miei ordini. Ma dovevo immaginare che a disobbedire sarebbe stata una stupida marmocchia. Perché non hai fatto come tuo fratello e non hai continuato a rimpinzarti senza farti troppe domande?
- Perché mi ero stancata. – rispose candidamente Griselda – Ma davvero buon Padre perché proibisci di venire a guardare questi bellissimi libri. Non mi hanno fatto del male… vedi? Anzi. E’ solo che ho dovuto venire qua di nascosto per tante notti e così ora ho sonno. Ma se tu mi permettessi di venire qua sotto di giorno a leggere anziché baloccarmi coi cuccioli, io potrei dormire di notte. Perché proibisci di venire qua… cosa c’è di male?
- Di male? Non lo so cosa c’è. Ma è scritto e quindi deve essere così. Perché chi ha scritto questa regola decide le sorti del mondo intero e quindi avrà le sue buone ragioni
- Ma – insistette Griselda – non credi anche tu che se il mondo fosse tutto abitato da persone che possono fare ciò che il loro cuore desidera e le fa stare bene, sarebbe un bel posto?
- Ciò che io credo non conta nulla – si stizzì Père Angelo – hai disubbidito alla legge e devi essere punita. Domani te ne andrai.
Si girò e la piantò lì in mezzo ai libri a chiedersi cosa avrebbe fatto e dove sarebbe andata. Griselda decise che per nulla al mondo avrebbe rinunciato a quei bei libri e a quelle mappe dei mondi. Trovò la carriola nella quale il Père li aveva trasportati la prima volta e la caricò con tutti i volumi e le pergamene che riuscì a stiparvi dentro. Poi salì a vestirsi, lasciò un biglietto al fratellino, prese la carriola stracolma e uscì nella notte. Camminò per un’ora circa velocemente per non sentire la disperazione che le saliva alla gola e poi finalmente si accasciò sotto una quercia e cominciò a singhiozzare.
Quando ebbe pianto fino a non poterne più si acciambellò tra le radici della grande nonna pianta e si addormentò. All’alba fu svegliata da un profumino di cibo. Accanto a lei era stato acceso un piccolo fuoco e vi erano focaccine a cuocere sulla pietra calda e una ciotola di latte. La bimba mangiò e bevve grata e poi si sedette accanto al fuoco aspettando che il suo miracoloso salvatore comparisse. E di lì a poco sentì un canto provenire dagli alberi. Prima confuso poi, via via, sempre più chiaro: un canto di donna. E vide una meravigliosa anziana signora vestita di verde venire verso di lei con un alto bastone di frassino, una sacca a tracolla piena di radici e di erbe e una bella capretta al fianco.
- Buongiorno bambina – la salutò con voce melodiosa – spero tu abbia apprezzato le mie focaccine e il latte della mia Beniamina
- Buongiorno nonnina – rispose educatamente Griselda – ho mangiato volentieri e ti ringrazio.
E ricominciò a piangere a dirotto pensando al suo fratellino che per la prima volta non era accanto a lei. La donna, che era una Donna del bosco, sapeva tutto e quindi non le fece stupide domande come a volte gli adulti fanno coi bambini.
- Sei stata coraggiosa piccola Griselda – disse con voce solenne – e meriti di essere premiata. Hai infranto una legge assurda e inutile che ha l’unico scopo di mettere alla prova l’intelligenza e il coraggio di chi giunge alla casetta di pane. Hai dimostrato di meritare la conoscenza dei libri e dell’esperienza e da oggi potrai, se il tuo cuore lo desidera, essere la mia apprendista e vivere con me nella mia casa tra le querce. Avrai cibo per il corpo ma anche per lo spirito e in più puoi ancora esprimere un desiderio
- Allora voglio il mio fratellino – rispose senza un attimo di esitazione la piccola – se anche lui lo desidera.
E così Griselda e la Donna del bosco tornarono alla casetta di pane a prendere Anselmo che, felice, corse incontro alla sorellina e da allora vivono tutti e tre, con la capra e tutti gli altri animali, nella casetta tra le querce dove mangiano, giocano e apprendono ogni giorno cose nuove sulle miracolose leggi della Vita, dalle labbra della buona Nonna che non è mai stanca di rispondere alle loro domande.
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Cc Devana 2016