Da qualche tempo mi arrivavano messaggi e disegni riguardo ai labirinti, ci si era messo anche Giovanni Francesco Carpeoro, direttore del magazine Hera con cui collaboro, a regalarmi il suo romanzo “Il labirinto”. Chi di voi mi segue da un po’ sa che questo è il sistema che l’Universo usa per indicarmi i luoghi nei quali devo andare a indagare. In più ebbi il contributo di Francesca, cara sorella spirituale e immortale di Siena che mi invitava al ritorno nel suo bellissimo agriturismo.
Perciò mi resi conto che dovevo fare sosta a Vinci per vedere il labirinto di Leonardo ed essere aperta a eventuali messaggi. Per essere sicura degli orari chiamai l’apt di Firenze e mi garantirono che il labirinto era aperto e visibile sempre. Per chi non lo sapesse, a Vinci c’è il Museo Ideale di Leonardo che conserva i suoi progetti, prototipi e disegni e una riproduzione, fuori nel campo, del suo labirinto e del famoso nodo con cui si firmava, un doppio lemniscus che da allora si chiama “nodo di Leonardo”. Da un po’ di tempo, inoltre, partecipavo alle attività artistiche di un gruppo di donne molto collegate e il nome che ci davamo era proprio Nodo. Mi era chiaro che il nodo di Leonardo era lì ad aspettarmi per dirmi qualcosa.
Dopo aver fatto le escursioni sull’Amiata e aver trovato sia la pozza d’acqua che l’agriturismo per ospitare i partecipanti al laboratorio, la mattina della piovosissima domenica partii dalla val d’Orcia, praticamente Grosseto al sud della Toscana, diretta a Vinci praticamente Pistoia al nord della Toscana. Con un tempo da lupi impiegai quasi 5 ore solo per attraversare la regione e mi persi allo svincolo per Empoli poiché il temporale e il forte vento avevano rovesciato il cartello con le indicazioni. Quando vidi le scritte per Firenze cominciai a intuire che forse avevo sbagliato strada. Tornai indietro e questo mi costò altro tempo “perso”.
Finalmente, all’alba delle 13 giunsi a Vinci e… trovai il museo chiuso per infiltrazioni d’acqua. Gli ululati della Devana molto arrabbiata salirono al cielo. Mi misi a gridare che se pensavano di scoraggiarmi avevano capito male e che ci voleva ben altro e che io sarei entrata nel labirinto a qualunque costo. Poi andai a cercare un caffè e cercai di riflettere su come ovviare all’evidente problema. Mi venne in mente che il labirinto era nel prato e che, quindi, forse c’era la maniera di entrare dalla campagna. Chiesi al barista e… bingo! Non mi disse che c’era un altro accesso ma confermò che il tutto si trovava nel campo lungo la strada verso la casa natale di Leonardo. Mi indicò la direzione.
Saltai in macchina e guidai nella direzione indicatami finché, guardando nei campi, vidi una strana disposizione di fiori e accanto un pioppeto alquanto inusuale. Era quello il nodo di Leonardo, un doppio lemniscus grande come un cerchio nel grano ma ricavato con una traccia di ghiaia e bassi roseti. E accanto, il labirinto ricreato con giovani pioppi. Scesi dalla macchina e superai il guardrail. C’era un grande cartello che intimava di andarsi a procurare il biglietto d’ingresso al Museo. Essendo il Museo chiuso e avendo fatta io tanta strada mi autoautorizzai a entrare senza biglietto. Il fatto che il Museo fosse chiuso si rivelò alla fine un vantaggio (come sempre tutto ciò che succede è perfetto ma io me ne ricordo solo dopo aver esaurito l’elenco delle parolacce). Infatti ero completamente sola all’interno del campo, salva da orde di turisti e soprattutto scolaresche urlanti. Entrai all’interno del nodo e sentii una strana attrazione verso il basso: misurai l’energia… era un punto 0.
Mi sedetti al centro esatto dell’incrocio ed entrai immediatamente in connessione. Ed ecco cosa mi fu rivelato.
1 – I dolori che abbiamo nel corpo in questo periodo di passaggio verso la quinta dimensione sono da associare alla mappa dei collegamenti tra fiori di Bach e parti del nostro corpo. Ogni pezzetto del nostro corpo corrisponde a un fiore di Bach e quindi a un’emozione. L’Universo ci aiuta in questo modo a pulire le emozioni che ci impediscono di lasciar andare la vecchia immagine di noi (si veda l’opera di Dietmar Kraemer sulla mappatura dei fiori di Bach).
2 – Gli angeli custodi si sono incarnati e li abbiamo vicini a noi nei corpi di coloro che crediamo semplicemente amici o fratelli spirituali. Osservando attentamente i nostri più vicini compagni di percorso possiamo individuare quelli che sono anche i nostri angeli custodi (io ne ho individuati già 3!!!)
3 –La Terra è così fondamentale, in questo momento, per l’evoluzione cosmica ad ogni livello, poiché è “la ghiandola pineale dell’universo”. Così come attraverso la ghiandola pineale si producono gli ormoni che ci rendono sperimentabili fisicamente le emozioni, e quindi che danno corpo alla cosiddetta realtà, nello stesso modo il pianeta Terra produce gli ormoni galattici che consentono a tutto il cosmo di sperimentare emozioni grazie alle quali esso, il cosmo, acquista massa e forma.
Mi spiego meglio. Senza un ormone che suggerisce al mio corpo la sensazione fisica legata a un’emozione – per esempio l’adrenalina per la paura, l’endorfina per la gioia e altri – io non saprei cosa sono le emozioni, poiché per me sarebbero solo concetti astratti. E’ la chimica degli ormoni che attraversando il mio corpo mi fa “provare” gioia o paura o quant’altro.
Perciò, poiché come suggerisce la fisica dei quanti, la “realtà” non è nient’altro che la percezione sensoriale che io ho di essa – è il mio osservare che la crea e le emozioni che ne scaturiscono a darle
forma e corpo – ne consegue che senza emozioni non c’è realtà. E questo succede anche per traslato su scala cosmica grazie alla macroghiandola pineale formata dal pianeta Terra.
Inoltre, così come nel corpo umano gli ormoni entrano in circolo attraverso il sangue, nel cosmo è l’acqua che trasporta gli ormoni galattici. Da qui l’importanza cruciale dell’acqua in questo momento.
CC Devana 2012