di Devana figlia di Liliana

Da millenni, ovvero da quando le pacifiche comunità matrifocali della Terra sono state travolte e distrutte dalle invasioni dei guerrieri a cavallo che hanno aperto il portale della dualità e instaurato il suo guardiano – il patriarcato – le donne periodicamente hanno provato a vivere in modo libero riunendosi in comunità femminine indipendenti sia economicamente che psicologicamente. Questo articolo vuole carrellare su alcuni di questi esempi avvicendatisi in quasi 2.000 anni di storia, tutti con qualcosa in comune: la libertà di pensiero e di azione delle donne.

2° metà del 400 d.C. Le Brigidine

Brigid fotografata da me a Cill Dara

Brigid di Kildare, oggi patrona d’Irlanda, era figlia di un capoclan e ricevette inizialmente un’istruzione druidica da parte del druido Maithín. Quando fu costretta a spostarsi con la madre presso il druido Breas, fratello di Maithín, cominciò a ricevere un’ istruzione da Mongfind, sorella dei due druidi e una delle maggiori operatrici della fusione tra l’antica tradizione druidica – che aveva studiato alla scuola druidica insieme ai suoi due fratelli – e le nuove comunità che pregavano Joshua il nazireo.

Come figlia di un capoclan Brigid aveva il dovere di fare un matrimonio “conveniente”, quello che le aveva combinato il padre. Ma lei non voleva sposarsi. Voleva studiare, aiutare le persone ed essere libera. Per evitare il matrimonio si sfigurò il volto e il padre fu costretto a lasciarla libera.

La giovinetta si recò allora a Fotharta, dove una saggia donna di nome Monnena aveva radunato nove sorelle spirituali e aveva creato un luogo di pace e bellezza, un monastero dove potessero vivere insieme in preghiera, meditazione, servizio e studio. Fu da lì che partì dopo qualche tempo con alcune sorelle per fondare altre case di fanciulle come Fotharta, viaggiando attraverso l’Irlanda fino ad arrivare a Cill Dara dove creò la casa madre che tutt’oggi esiste. Per le fanciulle l’unico modo per viaggiare da sole era prendere i voti e così diventarono tutte Vergini Consacrate.

Il simbolo delle sorelle brigidine oggi

Le Solas Bridhe oggi

La vita nei monasteri creati da Brigid era libera e indipendente. Proprio come faranno le beghine 8 secoli dopo, le fanciulle di Brigid, che non avevano mai dimenticato la loro relazione con la Dea Brigid, si occupavano di malati e bisognosi, lavoravano la terra, pascolavano e mungevano le mucche, studiavano, conoscevano erbe e rimedi. I monasteri avevano terre, un proprio mulino ed erano autosufficienti quanto alle derrate alimentari e le donne che vi vivevano erano felici e appagate tanto che nel giro di poco tempo, come succederà anche a Hildegard, si dovettero creare altre case per accogliere il gran numero di fanciulle che volevano entrarvi. Oggi le Solas Bridhe, le sorelle brigidine, custodiscono il sacro fuoco di Brigid e ne continuano la ritualità e gli insegnamenti. Ne ho parlato più diffusamente nel resoconto del mio viaggio in Irlanda a questo link

In preghiera davanti all’altare di Brigid con la croce di spighe

1200 Le Beghine

Ricostruzione dell’immaginedi una beghina

Le beghine incarnano una delle esperienze di vita femminile più libere della storia. Laiche e religiose al tempo stesso, vissero in totale indipendenza dal controllo maschile – tanto familiare quanto ecclesiastico – e la libertà di cui godevano era garantita dalla rete di relazioni che stabilivano primariamente tra loro e poi con il resto della popolazione delle città in cui vivevano. Il loro rapporto col divino era “sine medio”, come insegna la più illustre tra le beghine, Margherita Porete, mistica filosofa e teologa bruciata come eretica.

Il modo di vivere e di intendere il mondo di queste donne si estese rapidamente dalle originarie Fiandre e Francia settentrionale a tutta l’Europa occidentale fino a diventare un vero e proprio movimento, per il numero di donne che vi aderirono.

Lo spazio di libertà che esse rappresentavano le situava oltre l’ordine patriarcale duale. Esse diedero vita a qualcosa di nuovo e originale, poiché non erano monache anche se sceglievano di vivere in castità.

Erano guaritrici, levatrici, copiste, insegnanti per le bambine, artigiane e commercianti, svolgevano una serie di compiti connessi alla morte e al passaggio dell’anima all’Aldilà. Pregavano per la salvezza del morente, lo vegliavano e lo avvolgevano nel lenzuolo funebre partecipavano ai funerali e accompagnavano il corpo del defunto al cimitero. Vivevano in maniera semplice e frugale dedicando la loro energia e la loro tensione spirituale alla ricerca di un modus vivendi utile sano laborioso e condiviso.

La cura del corpo degli infermi e dei moribondi prestata dalle beghine costituisce una pratica spirituale intimamente legata alla compassione e alla solidarietà.

<I beghinaggi rappresentano tutti, comunque, un’unica realtà: uno spazio che non è domestico né conventuale. È uno spazio che le donne condividono ai margini del sistema di parentela patriarcale. Uno spazio di trasgressione dei limiti, taciti o scritti, imposti alle donne, non mediato da nessun tipo di dipendenza né di subordinazione, in cui le donne agiscono da agenti generatori di forme nuove e proprie di relazione e di una autorità femminile. Uno spazio che diviene simbolico modello, in definitiva, per altre donne>. (Elena Botinas Montero)

Una beghina del secolo scorso

I beguinages esistono tutt’oggi. Alcune case sono diventate Patrimonio dell’Umanità, come quella di Bruges. Al loro interno le beghine continuano la tranquilla ed encomiabile tradizione di autonomia lavorativa e di occuparsi di chi ha bisogno, senza necessità di prendere i voti.

Margherita Porete

Tutte le comunità di donne indipendenti hanno avuto una loro “campiona”: le beghine furono sovranamente rappresentate da Margherita Porete.

Nel medioevo solo gli uomini errano scrittori di testi: mai le donne. Margherita, la più famosa beghina di cui si abbia menzione, ebbe una cultura teologica e filosofica, fu una fuori casta. Margherita venne accomunata all’Eresia del Libero Spirito il quale, contro l’idea di un dio padre padrone, predicava  il sentirsi tutt’una col divino.

Scrisse “Lo specchio delle anime semplici”, il libro che la fece incriminare, in francese non in latino. Lo speculum o miroir era un genere letterario medievale dove si discuteva con finalità pedagogica intorno a un argomento tramite un dialogo che veniva recitato come in un teatro: tre i personaggi Amore (è femminile nel libro) Anima e Ragione. Il testo offre insegnamenti e consigli contrari a quelli della chiesa. Amore è intelligenza, non ha connotazione nuziale o sessuale, non c’è desiderio erotico: si diventa amore. È il grembo della Dea in cui si incarna il logos-spirito ovvero la commistione di amore e intelligenza.

Cosa significa Specchio delle anime semplici? Cos’è semplice? Qualcosa è semplice quando è sine plica, senza pieghe: lì non c’è più il due, c’è solo unità. Il divino non è qualcos’altro esterno a me: il divino sono io, amare il divino è amare me. La simplicitas significa che non c’è più il due, poiché  il due è il male: male è ciò che è duplice triplice. Il male è l’io e il suo desiderio di appropriazione di qualcosa d’altro ritenendolo separato da se stessx.

La creazione per Margherita Porete è qualcosa di continuo che non ha un perché: non c’è un fine, un obiettivo. La creazione sono io che da me stessa rivelo ciò che sono già in potenza: mi dispiego, tolgo le pieghe e divento sine plica, semplice. Scompare l’io appare il tutto. Non c’è l’attesa della pienezza dei tempi: tutto avviene nell’istante. Margherita parla dell’importanza di “Sentire la vita da sveglie”, da risvegliate: la presenza. Laddove termina la volontà individuale e l’oggettivazione, là avviene la liberazione-annichilazione. Noi siamo libere dentro: abbiamo bisogno di risvegliare la coscienza di esserlo. Lo possiamo fare perché ne abbiamo il germe dentro di noi.

Copertina del libro di Margherita miracolosamente giunto a noi

Margherita fu arsa viva nella place de Grèves a Parigi insieme al suo libro (per fortuna ne scampò una copia di nascosto) e i beguinages furono chiusi nel 1317 da bolla papale per eresia. Sopravvissero per qualche decennio in segreto e poi scomparvero.

1600 Le Preziose

Si definirono “Preziose”, erano donne spirituali che praticavano l’amor cortese, gli studi nobili e i sentimenti delicati e distinti nella Francia di Luigi XIV. A dare il via intorno al 1608 fu la marchesa de Rambouillet, una donna che unì l’elevazione del cuore con la distinzione dell’intelligenza. Disturbata dalla depravazione e dalla volgarità che regnava alla corte di Luigi aprì la sua “camera blu” alle anime nobili che desideravano perseguire, nonostante il generale abbrutimento, la purezza dei costumi, la decenza, la virtù, le disquisizioni su letteratura morale e bel linguaggio. Le donne colte e indipendenti che si davano appuntamento nella Camera Blu di Madame de Rambouillet definivano se stesse “le preziose”.

Chiacchierando in quella sorta di tempio della cultura e della spiritualità, univano alle speculazioni filologiche e artistiche un elemento protofemminista: la reazione all’ignoranza e alla passività cui le donne erano condannate. Le preziose cercavano in quei circoli presieduti da donne una compensazione alla sottomissione voluta dal patriarcato, che le manteneva ignoranti e lascive. Era quella infatti un’epoca di volgarità sessuale giustificata dalla cosiddetta galanteria, ovvero chiunque faceva sesso con chiunque purché “ufficialmente” non si sapesse, attitudine questa che alimentò il mondo delle cortigiane che ruotavano attorno alla corte, appunto, del re.

Le preziose ebbero il merito anche di attirare l’attenzione sulla psicologia: Madame de La Fayette una delle dame più in vista tra le preziose parigine, visse una vita molto libera. Lontana dal marito che si occupava della sua tenuta in campagna, ella visse da sola a Parigi dove ebbe un intensa vita sociale.

Il suo romanzo più noto, “La principessa di Clèves” è considerato il primo romanzo psicologico della storia letteraria. La protagonista, divenuta vedova, sarebbe libera di coronare legalmente il suo amore sposando l’uomo che da tempo ama. Ma persuasa che il marito sia morto di dolore nello scoprire la sua inclinazione, ancorché non suffragata da nessun atto illecito, ella non può pensare di sposare colui a causa del quale morì suo marito, del quale lei aveva comunque una profonda stima. Questa donna antepone il rispetto di sé alla passione, in un modo che ricorda molto quello dell’icona della libertà Jane Eyre. La principessa è sempre stata innocente ma sottoposta a una pressione psicologica enorme da parte dello spasimante che voleva in tutti i modi possederla e del marito che la credeva colpevole. Infine, il marito non le crede quando lei si risolve a confidargli il suo turbamento e gli chiede di potersi ritirare in campagna per non essere ogni giorno costretta a sopportare, senza mai essere colpevole, gli assalti di uno, i sospetti dell’altro, le intromissioni e manipolazioni della corte frivola e impicciona, in un crescendo di violenza psicologica che oggi chiameremmo stalking.

E il marito, convinto che lei lo abbia tradito, si ammala e muore. Una donna che ha il coraggio di essere sincera con suo marito e gli confessa la sua integrità non viene creduta. In punto di morte il marito le confessa che avrebbe preferito essere ingannato come tutti gli altri mariti. Un’opera di eccezionale valore emozionale psicologico e morale, questa di Madame de La Fayette, che ci fa comprendere come per le Preziose rispetto sia uguale a rinuncia: tutto il piacere che possono provare deriva dall’esercizio dell’intelletto, dallo studio, dalla cultura, dall’arte, dalla purezza dei costumi che portano all’elevazione e dalle relazioni di onesta amicizia.

Tra gli altri meriti delle Preziose vi è quello di aver creato un linguaggio fiorito ed elegante ma usando il francese, senza grecismi o latinismi. Alcune espressioni che ancora oggi usiamo, come “lasciar morire la conversazione” o “mi manca la parola” le coniarono loro.

Le prime Preziose a riunirsi nella Camera Blu furono la principessa di Condé e sua figlia Madame de Longueville, Madame de Sablé, Mademoiselle Paulet e Madeleine de Scudéry. Quest’ultima scrisse un romanzo molto particolare – “Clelia” – una damigella che analizza l’amore e le sue cause con grande lucidità e lungimiranza psicologica. La carta del Paese di Tenerezza inventata da Madeleine de Scudéry e pubblicata nel romanzo Clelia nel 1654, offre una sorta di mappa della casistica dell’amore in cui si snodano i percorsi degli amori felici e infelici e che potrebbe essere il manifesto delle Preziose.

La mappa del Paese della tenerezza

Scrive <… ella (Clelia) ha immaginato che si potesse provare della tenerezza per tre diverse cause: o per una grande stima o per riconoscenza o per inclinazione; ciò l’ha obbligata a porre le tre città di Tenerezza su tre fiumi che portano i nomi e di tracciare tre strade diverse per arrivarvi. Così come si dice Cuma sul mar Ionio e Cuma sul Tirreno, ella le ha chiamate Tenerezza su Inclinazione, Tenerezza su Stima e Tenerezza su Riconoscenza.
Tuttavia, poiché ha presupposto che la Tenerezza che nasce dall’ Inclinazione non ha bisogno di null’altro per esistere che se stessa, Clelia non ha posto alcun villaggio lungo i bordi di questo fiume che corre così rapido che basta dimorare lungo le sue rive per andare da Nuova Amicizia a Tenerezza. Il percorso è diverso per andare a Tenerezza da Stima, poiché Clelia ha ingegnosamente posto altrettanti paesi quante piccole e grandi cose possono contribuire a far nascere sulla base della stima quella tenerezza di cui intende parlare. In effetti da Nuova Amicizia si passa a un luogo che si chiama Sommo Ingegno poiché con esso che di solito inizia la Stima; noti poi quei piacevoli paesi di Versi Graziosi, Biglietto Galante e Biglietto Tenero che rappresentano le operazioni più comuni del Sommo Ingegno all’inizio di un amicizia.
In seguito, per progredire ulteriormente su questa strada, troviamo Sincerità, Gran Cuore, Probità, Generosità, Rispetto, Puntualità e Bontà, che si trova proprio di fronte a Tenerezza, per far sapere che non ci può essere vera stima senza possedere questa preziosa qualità. Dopo ciò, Signora, bisogna ritornare a Nuova Amicizia per vedere per quale strada si va da quel punto a Tenerezza da Riconoscenza. Notare come sia necessario andare prima da Nuova Amicizia a Compiacenza; poi al piccolo paese Sottomissione che ne tocca un altro molto grazioso chiamato Piccole Attenzioni. Da lì si deve passare per Assiduità, per fare intendere che non è sufficiente avere per qualche giorno quelle piccole attenzioni obbliganti che producono tanta riconoscenza, se non le si ha assiduamente. Si passa al Paese di Sollecitudine e non si devono imitare certe persone placide che non si danno mai premura, quali che siano le richieste fatte loro e che sono incapaci di avere quella sollecitudine che talvolta obbliga cosi fortemente. … E’ poi necessario passare per Sensibilità per far sapere che bisogna condividere anche i più piccoli dolori dell’ amato. Per arrivare a Tenerezza, devi esercitare Tenerezza, poiché l’amicizia attira l’amicizia…. Per arrivare infine alla meta, bisogna passare per Amicizia Costante che è senza dubbio il cammino più sicuro per arrivare a Tenerezza da Riconoscenza.
Ma, signora, poiché non c’è sentiero in cui non ci si possa sperdere, Clelia ha fatto in modo, che se quelli che sono al paese di Nuova Amicizia prendono un po’ più a destra o a sinistra si sperderanno immediatamente; poiché se ha partire da Grande Spirito si andasse a Negligenza, proprio qui di fronte, e continuando in questa deviazione si va a Diseguaglianza, a Freddezza, Leggerezza, Dimenticanza, invece di andare a Tenerezza da Stima ci si troverebbe al Lago di Indifferenza… Dall’ altro lato, se a partire da Nuova Amicizia si prendesse un po’ troppo a destra e si andasse ad Indiscrezione, Perfidia, Orgoglio, Maldicenza o Cattiveria, invece di trovarsi a Tenerezza da Riconoscenza, ci si troverebbe al mare di Inimicizia ove tutti i vascelli naufragano e che, per l’agitazione delle sue onde, conviene certo molto bene a questa impetuosa passione che Clelia vuole rappresentare. (…) Questa saggia fanciulla volendo far sapere che non ha mai avuto amori e che non potrà avere altro nel cuore che tenerezza, ha voluto che il fiume di Inclinazione si gettasse in un mare chiamato Mare Pericoloso poiché è davvero pericoloso che una donna vada oltre gli ultimi confini dell’ amicizia; ella fa si che poi aldilà di questo mare ci siano quelle che chiamano Terre Sconosciute… Clelia ha trovato cosi il modo di fare una piacevole morale d’ amicizia mediante un semplice motto di spirito, e di far capire in modo molto particolare che ella non ha avuto amori e non può averne>.

Ninon de Lenclos

Ninon de Lenclos

Campiona dei salotti fu Ninon de Lenclos. Ninon, celebrata dama indipendente dell’epoca, non fu una cortigiana come viene riportato dalla storia ufficiale, fu una donna libera e libertina. Il libertinismo, tuttavia, non si deve confondere con il libertinaggio. Il libertinismo fu un movimento filosofico che ricercava la ragione e la libertà dalle superstizioni, dalla falsa moralità, dall’ipocrisia sociale: quindi perseguiva la libertà di pensiero, di costumi e di giudizio. Libere pensatrici e pensatori del Seicento che professavano una visione laica del mondo e idee spregiudicate, spesso in contrasto con le chiese. Gli argomenti che più interessavano loro erano la critica delle religioni e l’atomismo da un punto di vista fisico-cosmologico. 

Ninon era appunto una donna  emancipata e indipendente. Viveva dei proventi delle sue terre, non dava amore in cambio di denaro come le cortigiane, sceglieva i suoi amanti e li teneva finché ne ricavavano reciproco piacere fisico e intellettuale e poi costoro restavano suoi amici e frequentavano il suo salotto e questa, a suo dire, era la parte migliore della relazione. Accettava doni ma questo non dava ai donatori nessun diritto su di lei e spesso infatti non andavano al di là del suo salotto. La famosa Camera Gialla, dove Ninon riceveva i suoi amanti, era considerata all’epoca quasi un tempio. Ninon pensava da sé e praticava l’amore come scelta, non come merce di scambio. Donna intelligente, colta, raffinata, gentile, tollerante, generosa e affidabile, Ninon partecipò in principio agli incontri delle Preziose nella Camera Blu di Madame de Rambouillet. In seguito tuttavia se ne staccò poiché non si sentiva in risonanza con la rinuncia all’amore e al piacere fisico, al quale viceversa lei si concedeva con gioia. Ma è importante chiarire che sceglieva lei i suoi cavalieri, avendo deciso di vivere esattamente con la stessa libertà degli uomini.

Ci spostiamo ora all’epoca delle invasioni europee in America.

Worisiana

Nel 5000 a.C. un popolo chiamato Aruachi, probabilmente proveniente dal Giappone, sbarcò sulla costa sudamericana del Pacifico. Si installò prima in Colombia, poi in Venezuela, Brasile settentrionale e via via scese lungo il Rio delle Amazzoni verso Bolivia e Perù. Era un popolo formato da clan matriarcali e matrilocali di cui ancora oggi rimane testimonianza nel Brasile meridionale tra gli indigeni Guarany Kaiowa della grande comunità Bororo in Mato Grosso do Sul e in Argentina.

Donne medicina e leaders Bororo in Mato Grosso do Sul – foto Leticia Lazzarini

Queste genti credevano in una Dea Madre primordiale di nome MAMONA, la Dea terra-pietra, madre di AMANA Dea luna-acqua-luce. Nel 1542 il conquistador spagnolo Orellana, navigando lungo il Rio delle Amazzoni giunse a una città abitata solo da donne che andavano lì per vivere senza uomini e governata da una regina: Conori. Queste  donne sapevano innalzare città di pietra, conoscevano le leggi dell’architettura dell’edilizia, costruivano mura strade porte e templi.

Una volta all’anno invitavano uomini per accoppiarsi e se nascevano bambine le allevavano, se nascevano maschietti li restituivano alle famiglie dei padri.

Il Rio delle Amazzoni fu chiamato così perché queste donne ricordarono ai conquistadores le figure delle amazzoni greche, che vivevano in piena autonomia e indipendenza, provvedendo a se stesse. I testimoni bianchi riportarono nei resoconti che avevano gioielli in oro e argento, abiti preziosi, tessuti e ceramiche raffinate. Oggi l’archeologia scavando nel delta del Rio delle Amazzoni ha riportato alla luce un’antichissima cultura urbana di clan matriarcali che abitavano case costruite su colline artificiali e creavano raffinate ceramiche e statuette della Dea.

Foto di Leticia Lazzarini

Negli anni ‘50 in Amazzonia un antropologo trovò 6 stanziamenti di donne nubili nascoste sulle rive del lago Yacura, che significa lago della luna, dove celebravano le loro cerimonie. In uno di questi stanziamenti le ragazze venivano istruite dalla donna anziana. Una volta l’anno ricevevano uomini per due settimane, per accoppiarsi. Durante quel periodo offrivano banchetti e doni di grande ricchezza. Ragazzine di 13 anni andavano a caccia e con una lancia corta erano in grado di uccidere un giaguaro. Si tratta di un ordine sociale molto antico che portava ricchezza e felicità a tutte. Esse chiamavano se stesse Worisiana o “Paese delle donne che discendono dalle madri”.

1930 Le Libere Amazzoni di Darkover

Marion Zimmer Bradley

Concludiamo secondo un perfetto fattore  risonanza, muovendoci tra gruppi di donne indipendenti storiche ma anche letterarie che hanno ispirato gruppi storici. Marion Zimmer Bradley, amata e conosciuta autrice del ciclo di Avalon, fu una occultista e studentessa di magia cerimoniale, nei suoi romanzi c’è sempre un contenuto wiccan. Marion aveva concepito un Ordine Occulto il cui scopo  era ripristinare il culto della Dea. L’ordine si sciolse nel 1982, sentendo che il suo scopo era stato raggiunto. 

Alla fine degli anni ’70 Marion si unì a un gruppo di sacerdotesse Wiccan e insieme a Diana L. Paxson e altre sue collaboratrici e coautrici creò il Dark Moon Circle. Marion sosteneva di essere la reincarnazione di Charlotte Brontë. Nel 1962 scrisse per la prima volta della Lega delle Libere Amazzoni, nel romanzo “La catena spezzata” del ciclo di Darkover. Nel creare le case della Lega delle Libere Amazzoni, Marion ebbe sicuramente presenti come fonti ispiratrici i beguinages. Sul pianeta Darkover le donne che non volevano prendere marito andavano a vivere tutte insieme in queste case della Lega e mantenevano se stesse lavorando come artigiane, erboriste, guaritrici, levatrici, guide alpine e mercenarie. 

Si accoppiavano solo quando lo desideravano e senza sposarsi e se nascevano femmine le tenevano con sé e le educavano, se nascevano maschi li restituivano alle famiglie dei padri, come le antiche progenitrici Worisiana. Le Libere Amazzoni giuravano su una sorta di statuto, chiamato appunto “il giuramento della libera amazzone” e ricevevano il nome matrilineare composto dal nome di battesimo e da quello della madre inframezzato dalla particella n’ha, che in “darkovano” significa “figlia di”

Negli anni ‘70 alcune donne chiesero a Marion il permesso di costituire una vera casa della Lega negli Stati Uniti, di vivere come le Libere Amazzoni e di cambiarsi il nome usando la patrilinea con la particella n’ha. Secondo questa dizione io sarei Devana n’ha Liliana. Come vedete anche io mi sono ispirata a Marion e alle Libere Amazzoni di Darkover, ma sono convinta che proprio così si chiamassero le donne nelle antiche comunità matrifocali neolitiche.

Le femministe considerarono le Libere Amazzoni molto ispiratrici, molto più di semplici creazioni letterarie. E così si chiude il cerchio e dal neolitico si arriva al femminismo passando per la fantascienza. Di seguito riporto il testo integrale del

“Giuramento delle libere amazzoni”

Da questo giorno in poi rinuncio al diritto di sposarmi salvo che con libero matrimonio: nessun uomo mi legherà “di catena” e non abiterò in casa di nessun uomo come concubina.

Sarò pronta a difendermi con la forza se sarò aggredita e non mi rivolgerò a nessun uomo per chiedere protezione.

D‘ora in poi non mi farò chiamare con il nome di nessun uomo, padre, tutore, amante o marito che sia, ma sarò conosciuta solo come la figlia di mia madre.

Non darò figli ad alcun uomo salvo che per mia soddisfazione, per mia scelta e nel momento da me deciso.

D‘ora in poi rinuncio ai miei obblighi verso la famiglia, il clan, il tutore o il signore.

Non chiederò ad alcun uomo protezione, aiuto o soccorso e obbedirò solo alla mia Madre di Voto e alle mie Sorelle della Loggia.

Ogni appartenente alla Corporazione delle Libere Amazzoni sarà per me come una madre, una figlia e una sorella, sangue del mio sangue, e nessuna donna legata di giuramento della Corporazione si rivolgerà a me invano.

E se tradirò i segreti della Corporazione o infrangerò il giuramento, che la mano di ogni donna infierisca su di me e il mio corpo e la mia anima siano lasciate alla misericordia della Dea.

Per approfondimenti sono stati linkate nel testo letture dei libri citati e video documentari da me realizzati sui miei canali youtube Devanavision e La Scuola delle Donne®

Fonti

“Il racconto di Brigid” di Devana, da Antenate la visione delle donne scaricabile da questo sito alla sezione Libri

Bienvenue

L’#architettura della quiete: il Beghinaggio Fiammingo #UNESCO

http://www.ub.edu/duoda/diferencia/html/it/secundario1.html

Conferenza di Gioia Lussana su Margherita Porete https://www.youtube.com/watch?v=wLMsXrvew0g&t=2711s

http://www.cosmovisions.com/litteratureFrancaise17Precieuses.htm

https://www.baroque.it/societa-barocco/ninon-de-lenclos.html

“Le passioni di Madame de Lenclos”, Denise Cartier Sperling & Kupfer ed.

https://www.baroque.it/curiosita-del-periodo-barocco/il-paese-di-tenerezza.html

“Le società matriarcali”, Heide Goettner Abendroth, Venexia ed

“Le libere amazzoni di Darkover”, Marion Zimmer Bradley, DAW Books ed

Crediti foto

http://solasbhride.ie/category/news-events/

https://www.pinterest.it/pin/160933386664166408/

https://www.fantasticfiction.com/b/marion-zimmer-bradley/

Foto delle donne brasiliane by Leticia Lazzarini

Devana testo CC 2020.