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Mese: Novembre 2019

Il sacrificio: la “morte” occulta di Anita Garibaldi

Ana Maria Ribeiro da Silva

Sono Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva[1]. Voi mi conoscete col nome che mi diedero in Italia, Anita Garibaldi. Nel mio nome, Ana e Maria, ci sono la nonna e la madre di Joshua: una matrilinea. Nacqui nello stato brasiliano di Santa Catarina, la Madre protettrice delle scrittrici e delle donne emancipate.

Ero diretta a Venezia quando fui assassinata. Insieme a mio marito e a quel che restava dei suoi, fuggivamo dall’esercito papale che da sempre ha manovrato per impedire l’unità della terra italica. Divide et impera era il motto dei cesari. E così è stato. Solo tenendola divisa e vendendola agli stranieri lo stato pontificio poteva continuare a controllarla e a nutrirsene.

L’Unità d’Italia era stata tradita da chi avrebbe dovuto realizzarla e sigillarla con il coraggio. Fu scritta da una donna valorosa, Cristina Trivulzio di Belgiojoso, la storia del tradimento all’Italia, da parte di Carlo Alberto di Savoia[2] che vendette Milano agli austriaci firmando una resa vergognosa e scappando di notte coi suoi soldati, tutte le armi e le ricchezze di Milano. Invece Milano era pronta a combattere: in quei giorni di agosto dentro le mura vi erano 50.000 uomini pronti a battersi contro 25.000 austriaci. La vittoria sarebbe stata assicurata. Ma Carlo Alberto tradì e scappò come un topo. E dopo poco arrivò Garibaldi… e l’Italia la fece lui: massone e mercenario. Forse i Savoia avevano accettato un’indipendenza politica di facciata purché economicamente l’Italia continuasse a essere vassalla della Mittel Europa? Forse a Carlo Alberto era stata proposta una finta libertà di diritto in cambio di una tacita e segreta sottomissione di fatto? Cristina, sorella, hai raccontato con la tua penna la vergogna e l’inganno di cui io sono stata vittima. Se l’Italia fosse stata fatta dal popolo ora sarebbe una nazione libera degna pulita e orgogliosa. Ma così non fu, perché Garibaldi fece un’Italia finta e malata, che nasceva già divisa e “schiava di Roma”[3]. E Savoia e papa si spartirono il potere: al primo di diritto e al secondo di fatto.

Ma a Venezia c’era ancora chi resisteva, chi credeva nell’Unità della terra italica. Ci fu un momento in cui la sola Venezia resisteva, unico baluardo repubblicano, all’Europa monarchica. Alla fine del 1848 a Venezia erano confluite migliaia di volontari da tutta Italia, fin dalla Sardegna, Sicilia, Napoli, Toscana, Milano, per resistere agli austriaci. Mesi in cui tutti quegli uomini rappresentavano l’Italia unita del popoli, sopravvivendo con poco cibo e quasi senza acqua ma senza lamentarsi, perché uniti dal comune DESIDERIO DI LIBERTÀ… a Venezia. In quel momento, per me Venezia rappresentava la fine della fuga, un attimo di sosta prima di ripartire. Avevo bisogno di respirare aria di libertà per riprendermi, io e la creatura che portavo in grembo. Stavo così male, avevo caldo, faticavo a respirare e a star dritta. Ero molto debole. Dovevano trasportarmi su un mantello a mo’ di barella. Non ne potevo più di trovare un po’ di riposo. Ce l’avrei fatta, anche questa volta, se solo avessi potuto sostare un po’.

Ma per quanto lo desiderassi, per quanto mi sforzassi, a Venezia… non giunsi allora. Il mio corpo si fermò a metà strada[4].

Che l’Italia fosse fatta da Garibaldi non era solo una scelta politica ed economica ma anche “energetica”. Perché sarebbe stata, ed è, un’Italia viziata nella libertà fin dalla sua dichiarazione di falsa indipendenza. E per ottenere questo, una finta indipendenza, occorrevano gesti studiati, precisi, inesorabili.

Io fui scelta per essere sacrificata. La mia morte rituale doveva garantire nutrimento ai vermi insediati nel cuore di Roma, che da allora si alimentano della memoria energetica del mio cadavere.
La fanciulla da sacrificare doveva essere brasiliana, perché il Brasile era colonia portoghese ed erano stati i massoni del Portogallo a finanziare il viaggio alle “Indie” dell’italiano Colombo (non la corona spagnola come tramanda la storia finta)[5]. Quindi la fanciulla da sacrificare doveva avere certe caratteristiche. Quando Garibaldi giunse nella mia terra e mi vide, affamata di libertà, riscatto ed emancipazione, comprese che facevo al caso suo. Avevo diciotto anni e lui trentadue ma sembrava molto più vecchio.
Mi portò oltre oceano, allettandomi con il trattarmi alla pari degli altri soldati. Godevo di rispetto e responsabilità. Combattevo, andavo di vedetta, custodivo le armi. Mai una volta fui trattata come una “femmina”… eccetto nel letto visto che a Garibaldi partorii due figlie e due figli, e la quinta creatura l’avevo in pancia quando fui assassinata. Accanto a Garibaldi vissi e assorbii nelle mie cellule tutto il programma destinato fin dal principio a creare l’Italia non come Nazione ma come organismo ospite dei parassiti che ancora oggi succhiano la sua energia vitale. Quando da Roma, scappammo a nord, verso Venezia, io davvero stavo male ed ero incinta. Ma non morii di febbri, come racconta la storia ufficiale. Fui strangolata[6] vicino a Ravenna e sepolta senza bara, nella nuda sabbia, affinché il mio corpo cominciasse presto a imputridire e a nutrire i vermi.
Ma quel corpo fu ritrovato, da alcuni bambini che giocavano, nel terreno sabbioso della fattoria all’interno della quale avvenne l’uccisione. La scelta di Ravenna non fu casuale. A Ravenna c’era la capitale delle terre bizantine in Italia.  Il papa, allora come ora, era l’unico sovrano che risiedeva in Italia, sebbene ne governasse solo una piccola parte e lottasse con ogni mezzo per impedire l’unificazione del resto. Il papa manteneva disunita l’Italia politica, brigando al tempo stesso per tenere completamente succube e asservita a sé la sfera mentale ed emozionale di quel popolo, già dai tempi dell’invasione ostrogota millequattrocento anni prima. Ravenna era stata il confine tra longobardi e bizantini e il punto focale e nevralgico in cui si concentrò, più volte nella storia, lo sforzo del papa d’impedire l’unificazione d’Italia.
Lo stesso inno di Mameli, come ho detto,  lo declama apertamente: “che schiava di Roma Iddio la creò”: più chiaro di così. L’Italia unita è stata creata come schiava di Roma, organismo ospite del papato che per mantenere il controllo la vende costantemente agli stranieri.
Non a caso sono i miei resti a essere stati posti al Gianicolo, a Roma: un colle il cui nome viene da Giano – dio delle porte e dei transiti – e che fu in epoca arcaica luogo di iniziazione dedicato ai misteri della Dea; alle sue pendici sorge un tempio di Iside, la Grande Madre egizia.

I resti di Garibaldi, invece… li hanno lasciati a Caprera. Perché è col mio corpo di femmina che finalmente il papato romano ha creato una riserva perenne di “alimento” a cui attingere. Mantenendo al contempo il popolo italico in uno stato di perenne umiliazione, senza dignità né fierezza, eterna vittima venduta al miglior offerente, incapace di lottare per un ideale, predisposto al compromesso. I miei resti di madre sacrificata – perché portavo dentro di me la mia creatura – sono il mattone si cui si regge l’Italia cibo del papa tiranno.

Amata sorella mia Ipazia[7], che fosti smembrata con… una conchiglia[8], chiaro segno di ritualità patriarcale. Tu mi hai preceduta in questa sciagurata eredità di essere la femmina sacrificale che garantisce il potere del mondo androcentrico. Partendo dalla vulva ti tagliarono a pezzi, con quel simbolo stesso della vulva che è la conchiglia. Non usarono pugnale o bastone o semplici mani come si sarebbe pensato da un’orda di animali quali erano i monaci parabolani. No, usarono uno strumento ben preciso ed è per questo che posso sostenere che anche tu fosti vittima di un femminicidio rituale. Sul tuo corpo di vergine sacrificata fu costruita la cristianità cattolica. Sul mio corpo di madre l’Unità d’Italia organismo ospite del gran parassita. E la Madre nel suo aspetto di anziana? Chi è colei che incarnò il terzo volto della Dea?

Ecco che vedo la terza Madre sacrificata all’ingordigia di potere papale: Maifreda da Pirovano[9], la Papessa, la vicaria della Incarnazione Divina che fu Guglielma la Boema. Mandata sul rogo nonostante fosse stata legittimamente eletta dal popolo milanese come rappresentante della Dea Guglielma. La sua elezione fu legittima, ma Roma non poté accettare una donna che avesse l’ardire di dirsi papa. E la fece bruciare, su pira di legna, non prima e non ultima tra i milioni di donne sacrificate alla paura del patriarcato di perdere il dominio sull’umanità.

Così il volto della Dea torna ad essere Uno nelle sue Figlie sacrificate. La consapevolezza compie il miracolo della riunificazione. Ipazia fanciulla di bianco lino abbigliata, Anita madre con la sua camicia rossa garibaldina e Maifreda anziana papessa con la sua tunica scura e la sua saggezza di guardiana dell’Ovest. L’Occidente, la Porta dell’Ovest di cui la Dea Anziana è guardiana preposta alla rigenerazione.

Ora a Venezia ci sono. Ho completato il mio viaggio da Ovest a Est come il sole che rinasce. Ora che sono libera posso liberare la terra che ospitò il mio corpo e trovare il mio riposo.

Un sentito grazie a Gerardo Lonardoni per le informazioni storiche su Ravenna che mi ha gentilmente concesso di citare, tratte dal suo saggio “Il karma nazionale: l’Italia e il papato” https://www.facebook.com/Karma-Nazionale-il-risveglio-dellItalia-114432646620595/

puoi ascoltare qua di questo articolo la versione audioletta per me da Stea


[1] Ana Maria Ribeiro (Santa Catarina-Brasile 30 agosto 1821 – Mandriole di Ravenna 4 agosto 1849) fu data in moglie a un ciabattino ad appena 14 anni. La storia ufficiale racconta che conobbe Garibaldi quando lui si trovava in Brasile col suo esercito in fuga dall’Italia. Tornò con lui, lo sposò, gli diede 4 figli e lo seguì in tutta la sua campagna per unificare l’Italia, combattendo al suo fianco. Sempre la storia ufficiale sostiene che morì di febbri vicino a Ravenna – durante la ritirata dell’esercito garibaldino da Roma verso Venezia – e che per paura dell’esercito papale in arrivo, fu sepolta in fretta sotto la sabbia. I suoi resti furono recuperati e si trovano ora sotto la statua equestre a lei dedicata, al Gianicolo. Ma c’è un’altra versione documentata ed è quella si cui si basa il seguente racconto.

[2] La principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, matriota militante a quell’epoca, senza paura e senza menzogna ebbe il coraggio di raccontare la verità e smascherare i responsabili di una ignominia che ancora oggi mortifica e indebolisce la Nazione. Chiunque abbia a cuore la storia vera non può non leggere la vera narrazione di come andarono i fatti nel suo “Il 1848 a Milano e a Venezia”, Universale Economica Feltrinelli 2011

[3] Come recita l’inno di Mameli “che schiava di Roma iddio la creò”

[4] Anita lasciò il corpo a Mandriole, fuori Ravenna, dove ancora oggi esiste un cippo commemorativo nel luogo in cui il suo corpo fu sepolto senza bara sotto la sabbia

[5] Come dimostra lo storico Umberto Bartocci nel suo “America una rotta templare”, Edizioni della Lisca 1995

[6] Secondo una teoria più che accreditata Anita Garibaldi fu strangolata, cito qua solo alcune fonti http://www.lindipendenzanuova.com/anita-garibaldi-come-morta/

[7] Ipazia di Alessandria, scienziata astronoma filosofa e insegnante 370-415 d.C. Per saperne di più si legga il romanzo storico di Petta-Colavito “Ipazia vita e sogni di una scienziata del IV secolo”, La Lepre ed. 2010

[8] Ipazia fu assassinata brutalmente, facendola letteralmente a brandelli da viva, da Pietro il Lettore monaco parabolano e dal suo esercito di monaci agli ordini del vescovo Cirillo, oggi santo e padre della chiesa

[9] Maifreda da Pirovano, aristocratica appartenente a un ramo cadetto della famiglia dei Visconti, entrò nella Casa delle Umiliate di Biassono e visse come monaca finché non conobbe Guglielma e cominciò a venerarla come manifestazione femminile divina, diventandone la vicaria, quindi la Papessa, riconosciuta da tutti i suoi seguaci. Maifreda finì sul rogo come eretica nel 1300, diciotto anni dopo la morte di Guglielma, della quale furono riesumate le ceneri e bruciate insieme a lei. Blažena Vilemína detta Guglielma la Boema nacque nel 1210 in Boemia (Polonia) figlia di Costanza d’Ungheria e del re boemo Premislao I. Tra  i 50 e i 60 anni, probabilmente nel 1862, dovette fuggire dalla sua terra e si rifugiò in terra milanese dove visse nell’Abbazia di Chiaravalle fino alla sua morte avvenuta nel 1282. Fu ed è ancora considerata incarnazione dello Spirito Santo, terza persona della trinità, e quindi per traslato incarnazione divina. Ad oggi esiste ancora una Chiesa Boema che mantiene vivo il culto di Guglielma: la Chiesa Guglielmita.

Mary Poppins e il portale per i mondi paralleli

<Mary Poppins si ristette un attimo col piede sulla SOGLIA… poi aprì l’ombrello e rimase appesa nella notte… Donde venisse nessuno lo aveva mai saputo e dove andasse non lo potevano certo immaginare…>

Leggere la vera Mary Poppins, quella uscita dalla penna di Pamela Lyndon Travers – non quella semplificata e manipolata dalla fabbrica del cinema per occultare i tantissimi messaggi esoterici contenuti nei ben otto volumi sulla tata-maga – mi ha rivelato che davvero Mary Poppins è una guida spirituale. I  racconti che la vedono protagonista sono profondamente iniziatici e ricchissimi di messaggi, indizi e segnali per chi è in grado di comprendere.

Pamela Travers, allieva del maestro spirituale Gurdjieff, rivelò che Mary Poppins nacque in ambito ermetico ed esoterico. Ma nella sua biografia ufficiale questo importante dettaglio è taciuto o minimizzato e circolano su Pamela molte bugie e omissioni, senza menzionare le versioni cinematografiche che costantemente imbrogliano su di lei e sulla sua Mary Poppins, manipolando messaggio e messaggera. Perché?

Per realizzarne la versione cinematografica, gli sceneggiatori della Disney edulcorarono la figura di Mary Poppins, tagliando tutti i riferimenti esoterici e iniziatici. A voler dare una lettura complottista, potremmo quasi pensare che la vera ragione per cui Walt Disney per 20 anni “corteggiò” la Travers per farsi dare i diritti di sfruttamento dei romanzi, fosse che Mary Poppins doveva essere resa innocua perché pericolosa per le giovani menti ancora non manipolate dal sistema. Ma la Travers, nonostante avesse già ceduto i diritti, si oppose fino all’ultimo al radicale cambiamento che la Disney aveva inflitto al suo personaggio e tentò perfino di bloccarne l’uscita nelle sale, dopo aver assistito alla prima, alla quale peraltro dovette imbucarsi poiché pare che Disney non la avesse invitata.

Le menzogne si riscontrano a cominciare dalla versione della vita di Pamela e del suo rapporto con Disney contrabbandata nel film “Saving Mr. Banks” (diretto da John Lee Hancock nel 2013 e sempre prodotto dalla Disney). In quel film si sostiene che la figura principale delle storie di Mary Poppins sarebbe il signor Banks, che adombrerebbe il padre della Travers, morto alcolizzato (la madre di Pamela era depressa e si suicidò). Leggendo i romanzi, invece, risulta chiaro che non è così: il signor Banks, oltre a essere ottuso, collerico, maschilista, ha pochissime battute in ogni libro. Perché questa insistenza su un “padre” da salvare? Quale tipo di messaggio si vuol far passare?

Mentre la versione della vita di Pamela sostenuta nel film “Saving Mr. Banks” è che lei abbia ricreato nella famiglia Banks la sicurezza di due genitori attenti e premurosi che a lei erano mancati, dai romanzi di nuovo emerge che questo è falso. Papà e mamma Banks sono quanto di più lontano dall’idea di genitori premurosi e presenti. La mamma Banks è una perfetta sciocchina incapace di prendersi cura delle sue cinque creature. Il papà Banks addirittura “si arrabbia” con la moglie per la nascita della quinta bambina, Annabella (in “Mary Poppins ritorna”) – come se fosse una responsabilità di lei – poiché, sostiene, non ci sono abbastanza soldi per mantenere tutti. Questi sarebbero i genitori amorevoli secondo la versione Disney!!!

In realtà, l’unica vera incontrastata protagonista, l’unica sempre presente e amata dai piccoli Banks,  è lei, Mary Poppins, la Maestra stregona. Mary Poppins è una guida spirituale che accompagna x bambinx in un percorso iniziatico; guardiana della soglia, la si potrebbe definire a buon diritto una inquietante, e intransigente “stregona”. Mary Poppins scompare e ricompare, si muove in volo tra le dimensioni, parla con gli animali, sdoppia la sua immagine nei vetri. Nel romanzo più iniziatico della serie, “Mary Poppins apre la porta”, gli insegnamenti iniziatici e i chiari riferimenti esoterici sono numerosi, per chi li sa cogliere.

Non si dimentichi che Pamela Travers, come altre scrittrici dell’epoca – Gabriela Mistral, Katherine Mansfield, Maria Montessori, Frances Burnett – oltre che discepola di Gurdjieff fu studiosa di filosofia zen,  di buddhismo e di tradizioni native. Smorzare l’aspetto oscuro significa eliminare proprio gli strumenti essenziali di cui x bambinx necessitano per ricordare che sono, come aveva teorizzato trent’ anni prima Maria Montessori nel suo “Metodo”, Esseri Divini. Pamela, il cui nome di battesimo era Helen, nacque in Australia e rimasta orfana si diede al teatro per “sbarcare il lunario”. A 25 anni giunse in Inghilterra ed esordì scrivendo poesie. Ma a 35 anni improvvisamente cambiò genere e creò gli otto romanzi sulla tata-maga più famosa del mondo che le diedero una fama al di là di ogni aspettativa, sebbene oggi sia quasi dimenticata e i più credano che Mary Poppins sia stata “inventata” da Disney.

In ogni capitolo dei romanzi del ciclo, Mary Poppins conduce x bambinx Banks a scoprire una diversa sfaccettatura di una realtà quantica: viaggiano in cielo, in fondo al mare, nel centro della terra e volano. Tuttavia, da brava guardiana della soglia, alla fine dell’avventura, Mary Poppins nega tutto, tagliando corto in modo molto duro alle incalzanti domande dex bambinx. Ma ogni volta rimangono degli indizi i quali rivelano ax bambinx che non hanno sognato e che ciò che hanno vissuto è stato reale, solo ….. che è avvenuto in un’altra dimensione.

I mondi paralleli, che ora anche la fisica quantistica sta confermando fanno parte delle conoscenze fondamentali in ogni cammino spirituale. In particolare, in uno di questi mondi, quello prediletto che esiste nella frequenza dell’Unità, fuori dalla dualità che è lotta conflitto e competizione, lei conduce x bambinx. Mary Poppins mostra loro il passaggio interdimensionale, il portale da cui si può uscire dalla frequenza duale per entrare nell’Unità dove tuttx sono felicx poiché lì non esiste più il conflitto.

Nel 2016 ebbi una chiara visione di come, attraverso le fiabe, l’infanzia venga addestrata al conflitto e alla lotta. Specialmente alle bambine viene insegnato il conflitto a causa della presenza in ogni fiaba di personaggi femminili negativi – matrigne sorellastre e streghe cattive – che vogliono fare del male alla protagonista e seminano nelle piccole ascoltatrici la sfiducia verso le altre donne. Decisi di riscrivere le fiabe classiche trasformando tutte le “cattive” in sagge regine, maestre e sciamane: si vedano su questo sito “I Racconti del risveglio per le bambine e le loro mamme”, vol. I e II, scaricabili gratuitamente alla sezione libri a questo link   https://devanavision.it/opere/

Leggendo Mary Poppins mi sono resa conto che Pamela Travers ebbe la mia stessa intuizione molti anni prima di me, poiché il suo portale verso la frequenza dell’Unità, di cui sopra, conduce proprio a uno spazio-tempo parallelo nel quale tutti i personaggi che nelle fiabe sono nemici diventano amici e si abbracciano. Cappuccetto rosso e il lupo, Jack l’ammazzagiganti e il gigante, il leone e l’unicorno, Riccioli d’Oro e i tre orsi… e tanti altri. Questa porta, questo luogo parallelo, si può raggiungere nello spazio che va dal primo rintocco della mezzanotte di capodanno, in cui finisce l’anno vecchio, all’ultimo rintocco, in cui inizia l’anno nuovo. Nella successione temporale in frequenza duale naturalmente c’è un inizio e una fine: il primo e l’ultimo rintocco. Ma fuori dalla dimensione duale, nello spazio-tempo parallelo, quello intermedio dei 10 rintocchi che la Travers chiama “lo Scoppio”, esiste un luogo “altro” dal quale è possibile accedere all’Unità ed entrare nel grande giardino dove tuttx x nemicx giuratx danzano insieme e si vogliono bene. In quella dimensione tuttx sono felicx.

Questo messaggio è contenuto nel penultimo capitolo del terzo volume, dal titolo incredibilmente esoterico di “Mary Poppins apre la porta” ed è di una forza magica straordinaria. Scrive Pamela <Nello Scoppio tutte le cose sono come fossero una sola. Gli eterni nemici si abbracciano e baciano. Il lupo e l’agnello stanno coricati assieme, la colomba e il serpente dividono lo stesso nido. Le stelle si chinano a toccare la terra. Vecchi e giovani si comprendono e si perdonano vicendevolmente. La notte e il giorno si incontrano qui e così pure i due poli. L’est si china verso l’Ovest e così il cerchio è completo. Questo è il momento e il luogo: l’unico momento e l’unico luogo dove ogni mortale vive felice>. E quando il piccolo Michael Banks chiede a Mary Poppins se anche loro possono vivere felici lei risponde… <tutto dipende… da voi!!!>

Poi, come sempre al ritorno, Mary Poppins guardiana della soglia nega tutto, perché la dualità va preservata per coloro che non sono pronti per vedere. Ma anche questa volta lascia indizi – un oggetto, una scarpa bagnata, una frase – che, a chi è in grado di scorgerli, segnalano che non si è trattato di una fantasia. Mary Poppins è colei che preserva la dualità durante il giorno e che la infrange durante la notte. Si muove tra i mondi. Alla fine di ognuno dei romanzi sparisce e se ne va, nessunx sa dove: in un mondo parallelo forse, per poi tornare.

E’ quindi “nello scoppio”, ovvero in quei brevi eterni 10 rintocchi della mezzanotte del 31 dicembre, la via per uscire dalla dualità ed entrare nell’Unità. Ma allora… mi dico… è forse da lì che entrano ed escono tutte le nostre Antenate, se sappiamo quando e come evocarle. Le grandi Madri della storia non sono scomparse, si sono trasferite nel luogo dove va Mary Poppins quando non è qua. Forse lo stesso luogo dove vanno anche i nuclei degli atomi quando, come sostengono alcuni ricercatori, spariscono alla vista per andare nessunx sa dove.

Nell’ultimo capitolo di “Mary Poppins apre la porta” vi è un altro messaggio magico-quantico: la piccola Jane Banks osservando la sua immagine riflessa nel vetro chiede a Mary Poppins quale delle due immagini sia la vera Jane. E chi legge, ormai da una frase apparentemente buttata lì per caso si aspetta uno sviluppo. Sviluppo che arriva puntualmente qualche pagina dopo, quando <…fuori dalla finestra splendeva un’altra camera dex bambinx. Si stendeva dal numero 17 al muro di casa della signorina Lark; ogni cosa della vera Camera dex bambinx era riflessa in quell’altra tutta splendente. Vi erano i letti e la tavola, il fuoco guizzante e là, infine, vi era l’Altra Porta, esattamente uguale all’altra dietro a loro… e Mary Poppins attraverso il riflesso della camera dex bambinx se ne andava lontano… raggiunse l’Altra Porta e la spalancò. X bimbx gettarono un grido di stupore. La parete che credevano di vedere era completamente scomparsa. Al di là della figura eretta di Mary Poppins non c’era più nulla se non la distesa infinita del cielo e il buio della notte…MARY POPPINS SI RISTETTE UN ATTIMO COL PIEDE SULLA SOGLIA… poi aprì l’ombrello e rimase appesa nella notte. Donde venisse nessuno lo aveva mai saputo e dove andasse non lo potevano certo immaginare…> Ma i piccoli Banks sanno che mai avrebbero potuto dimenticare tutto ciò che Mary Poppins aveva loro detto. E così pure tuttx coloro che hanno letto la vera Mary Poppins.

Le letture dei primi 3 volumi del ciclo di Mary Poppins possono essere ascoltate sul canale youtube La Scuola delle Donne® a questo link https://www.youtube.com/playlist?list=PLw-5NhwSbsH-04A3fIG77N_k711tFd-EV

Il capitolo del portale della Mezzanotte è a questo link https://www.youtube.com/watch?v=0XOiwkd_TVw&t=2s

Il capitolo dell’Altra Porta è a questo link https://www.youtube.com/watch?v=KbcTbkUmDIo&feature=youtu.be

puoi ascoltare qua la versione di questo articolo audioletta da Stea per me

Testo e foto CC Devana 2019

Foto credit di Pamela Travers da internet https://elpais.com/elpais/2012/04/11/gente/1334157043_469990.html

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