Come saprete si intende con l’espressione “blocco economico” quella porzione di pianeta che pratica una certa politica economica. Nel nostro pianeta esistono due macro-blocchi: quello “occidentale” basato sul capitalismo e quello “orientale” basato sul comunismo. Di seguito spiegherò perché questa apparente distinzione è una menzogna e come in realtà entrambi i sistemi economici rispondano a un unico padrone: il denaro. Lo farò partendo dall’analisi dell’opera della prima donna economista: Rosa Luxemburg.
Sebbene sia conosciuta soprattutto come rivoluzionaria e attivista politica della socialdemocrazia tedesca, Rosa Luxemburg è stata in realtà una brillante economista. Nel suo studio “L’accumulazione del capitale”, analizza con una sorprendente lucidità la situazione economica mondiale del tempo in cui visse, la quale tristemente è rimasta tale anche ai giorni nostri. Naturalmente il testo di economia politica di questa grande studiosa, filosofa e politica polacca naturalizzata tedesca, non è minimamente compreso negli odierni programmi universitari delle facoltà economiche. Ciò nonostante meriti di essere studiato per la sua accurata disamina del capitalismo – e del suo alleato più prezioso il militarismo – come forma economica distruttrice di tutto ciò che è naturale e basata sullo sfruttamento senza rinnovo delle risorse materiali e produttive per alimentare se stesso trasformando il mondo intero in un unico grande mercato consumistico.
Rosa Luxemburg presagì i danni del consumismo decenni prima che si coniasse persino il termine. La sua analisi della situazione indiana e della devastazione compiuta ad opera dei capitalisti inglesi, lascia davvero stupite le menti che ne colgano la lucidità, l’esattezza, la lungimiranza. <Dopo aver spezzato le fasce protettive delle antiche comunità sociali degli Indù – scrive nel capitolo 27 de “L’accumulazione del Capitale” intitolato “La lotta contro l’economia naturale”- e aver alimentato un’usura per cui un interesse del 15% è normale, gli inglesi mettono il contadino indiano rovinato e immiserito sotto la tutela del fisco (da loro stessi creato) e dei suoi funzionari, cioè sotto la “protezione” delle sue dirette sanguisughe>. Attraverso l’imposizione fiscale, spiega, lo scopo del capitalismo inglese era la presa di possesso violenta della terra. Quando i contadini non potevano pagare le tasse, i capitalisti inglesi li espropriavano divenendo padroni della terra.
Lo stesso sistema fu adottato dai francesi in Algeria e nello stesso modo funziona il colonialismo e l’imperialismo in tutto il mondo, di qualunque nazionalità europea sia la sua origine. <L’economia domestica delle tribù arabo-cabile algerine – scrive – era diretta dalla donna più anziana. La grande tribù-famiglia cabila era proprietaria non solo del suolo ma anche di tutti gli attrezzi e i mezzi necessari all’esercizio del mestiere dei suoi membri. Ad ogni membro apparteneva in proprietà privata un solo abito. Ma tutti i gioielli e le vesti preziose erano proprietà indivisa del clan e potevano essere usate dai singoli col consenso di tutti. I pasti si prendevano a una grande tavola comune. Le donne cucinavano a turno mentre le anziane provvedevano alla distribuzione del cibo. I mezzi di sussistenza venivano divisi ogni mese dall’autorità preposta secondo criteri di rigorosa uguaglianza e in base alle necessità di ognuno. Stretti vincoli di mutuo soccorso e solidarietà rendevano compatte queste comunità>.
Questa analisi rivela chiaramente perché la visione economico-politica di Rosa Luxemburg non sia materia di studio nelle facoltà di economia. La dimostrazione che le comunità tribali, con la loro equa suddivisione di lavoro e produzione, garantivano il benessere di ogni membro, mentre l’economia capitalistica mira all’acquisizione-accumulazione dei beni con la violenza nonché all’impoverimento-controllo della collettività, è esattamente l’opposto di quanto le facoltà di economia vogliono inculcare agli studenti e cioè che l’attuale sistema economico capitalista è il migliore possibile, facendo sì che permanga come impostazione economica mondiale globale. Gli scritti di Rosa Luxemburg sgretolerebbero il vigente sistema economico e finanziario dell’élite globale.
Facciamo ora un salto in avanti di circa un secolo. A cinque anni ebbi una visione che ho descritto ampiamente nel mio libro “EkoNomia – il futuro senza denaro” pubblicato molti anni dopo (scaricabile gratuitamente dal mio sito qua). Questo libro sparì dalla circolazione subito dopo la pubblicazione (ai miei lettori che chiedevano le copie in libreria veniva detto che era esaurito o non disponibile, mentre in realtà non aveva mai lasciato il magazzino del distributore). La visione che descrivevo era esattamente questa: una economia libera e condivisa all’interno delle comunità-villaggi. A cinque anni non potevo essere stata influenzata da letture o studi. Quindi devo dedurre che attinsi inconsciamente dall’archivio della memoria collettiva umana. Ho poi scoperto che non solo la mia visione era stata già descritta da diversi autori nel corso dei secoli – i cosiddetti utopisti Francesco Bacone, Tommaso Moro, Tommaso Campanella – ma che era anche analoga a quella delle comunità matrifocali: l’economia del dono di cui l’archeologa Marija Gimbutas e l’antropologa Heide Goettner Abendroth hanno riscoperto le tracce. Comunità guidate da donne, dove la vita si svolgeva nella pace, nel rispetto per ogni forma di vita e nella prosperità.
Tornando all’economista Rosa Luxemburg, negli ultimi capitoli del suo “L’accumulazione del capitale” (scritto tra il 1906 e il 1912; sette anni dopo venne assassinata dalla polizia tedesca) dimostra ampiamente che il capitalismo per espandersi deve prima di tutto sopprimere l’economia naturale, quella dei villaggi e delle comunità cooperative con economia condivisa, composte da contadini-artigiani completamente autosufficienti. Sopprimendole si impossessa della terra e la capitalizza costringendo i contadini ad affittare ciò che prima era loro di diritto, la terra appunto, e in questo modo fa sì che le comunità-familiari si indebitino e siano costrette, per sopravvivere, a entrare nel regime mercantile, ovvero l’altra faccia del capitalismo stesso.
A questo punto non posso fare a meno di chiedermi come mai il comunismo mondiale, quello della rivoluzione russa e cinese, invece di sostenere l’economia contadina come baluardo contro la diffusione del capitalismo, ha al contrario collaborato proprio alla sua distruzione. Il regime comunista del blocco economico orientale ha deportato milioni di contadini nelle città-baraccopoli, col pretesto di voler sopprimere il retaggio imperiale della servitù della gleba, costringendo i contadini stessi a lavorare nelle fabbriche, uccidendo l’economia naturale e contribuendo allo sviluppo proprio di quell’industria capitalistica che fingeva di voler combattere.
Quindi i due blocchi economici mondiali, capitalismo e comunismo, sono in realtà due espressioni della stessa volontà economica di appropriazione delle risorse e di impoverimento dell’umanità e rispondono allo stesso padrone. L’idea che est e ovest siano due blocchi contrapposti è una creazione artificiale in puro stile matrix (profetico Orwell creatore del grande fratello nel suo romanzo “1984”) affinché gli esseri umani siano perennemente in lotta gli uni contro gli altri. “Divide et impera”, dice l’antico detto romano: separa e domina. I due finti blocchi economici garantiscono la sussistenza della dualità, del conflitto, della guerra, ovvero la frequenza su cui “trasmette” quella che chiamiamo realtà ordinaria, alimentata dai programmi scolastici e universitari, incluse le facoltà di economia dove l’unica economia politica studiata è quella capitalistica nei suoi diversi aspetti: il liberismo – ovvero la libera circolazione internazionale delle merci – e il protezionismo che consiste nella protezione della propria economia nazionale attraverso l’imposizione di alti dazi doganali alle merci importate.
Va detto anche che Rosa Luxemburg fu profondamente pacifista e per questo si oppose non solo al capitalismo militarista occidentale ma anche alla rivoluzione socialista-bolscevica russa e allo stesso Lenin, che ella accusò di aver trasformato in dittatura un movimento spontaneo popolare.
Ma se il capitalismo nutre la dualità nel grande – come nel grande così nel piccolo, recita la legge universale dell’alchimia – le religioni la nutrono nel piccolo, mantenendo in essere artificialmente un nemico con cui combattere anche nell’intimo di ogni persona. Come? Alimentando la lotta contro il drago: l’illusione di uno sfidante, di un nemico interiore costituito dal lato oscuro di me contro il quale devo combattere per migliorarmi. L’idea di essere imperfetti e di aspirare al miglioramento implica il trasferimento di me da un punto A – quello in cui sono imperfetta – a un punto B in cui sono migliore. Ecco la dualità fatta religione. Se io credessi di essere già perfetta, così come sono, in ogni istante, i miei due punti A e B si avvicinerebbero sempre di più fino a sovrapporsi, creando un nucleo originario omnicomprensivo nel quale IO SONO… e basta.
Il nemico esteriore mantenuto in essere dall’economia politica, insieme al nemico interiore mantenuto dalle religioni-dogma, ci sfidano ogni istante all’interno dell’ enorme play station che chiamiamo realtà. Ogni volta che sconfiggiamo tutti i nemici passiamo al livello successivo del gioco, dove quei nemici sono ancora lì ad attenderci, ma sono più veloci furbi e aggressivi, proprio come noi. Ad ogni frammento di risveglio creiamo nemici più veloci e micidiali che ci sfideranno finché comprenderemo che l’unico modo per interrompere la matrix è smettere di giocare e scopriremo come farlo.
Potete ascoltare dalla mia stessa voce i suddetti capitoli del trattato di Rosa Luxemburg “L’accumulazione del capitale”, sul canale youtube La scuola delle donne qua
si leggano anche i miei articoli
https://devanavision.it/articoli/il-capitale-eggregora-dellavidita/
https://devanavision.it/articoli/la-visione-della-nuova-ekonomia/
(testo devana CC, foto Rosa Luxemburg da internet)